È sacra l’arte nascosta dei futuristi

Non solo un inno alla superiorità dell’uomo, ma anche una celebrazione della sua spiritualità. Scorcio su un Futurismo sconosciuto, lasciato in disparte. Appannaggio di quei pochi collezionisti privati o di quei musei che ne hanno custodito le opere. Alessandro Bruschetti, Gerardo Dottori, Mario Monachesi, Bruno Tano. O ancora: Fillia, Mino Rosso, Giulio D’Anna e Mino Delle Site. Sono le voci del Futurismo sacro. Quelli che hanno ritratto Natività, Madonne, Crocifissioni. Quelli che hanno cercato, con la loro arte, di plasmare «l’al di là della vita» (Manifesto dell’arte sacra futurista, giugno 1931). Per la prima volta a Milano una mostra, «Arte sacra e Futurismo. Un incontro ad alta quota», indaga l’esplorazione futurista del sacro. Da domani al 10 novembre all’Ambrosianeum, la fondazione culturale di via Delle Ore 3. Promossa dai Gruppi di volontariato vincenziano Aic, sezione lombarda, l’esposizione ha riscosso enorme interesse nelle due precedenti tappe, a Mantova e a Brescia. Una gigantografia del Manifesto dell’arte sacra futurista firmato nel 1931 da Filippo Tommaso Marinetti introduce la selezione delle opere. Ecco la «Crocifissione» di Dottori così descritta dal Manifesto: «Le donne piangenti ai piedi della Croce sembrano i dolorosi prolungamenti del corpo di Cristo, tutti imbevuti di una luce extraterrestre...». Colori sgargianti e forme stilizzate per la «Natività-morte-eternità» di Fillia e ancor di più per la «Vergine dell’aria» di Monachesi o per le «Forme ascensionali» di Dottori. Non solo tele, Mino Rosso ha plasmato nel bronzo «Cristo» e «Suore».
Il video della mostra, realizzato dal regista Luigi Guaineri, presenta le opere esposte affiancate alla morale futurista, tratta dai manifesti. L’allestimento è di Manolo De Giorgi, il catalogo (Tre Lune edizioni) curato da Graziella Buccellati e Benedetta Manetti è in vendita all’Ambrosianeum e nelle librerie. Il ricavato andrà in beneficenza (la mostra è a ingresso libero, dal lunedì al sabato dalle 10 alle 19.30 e il giovedì dalle 10 alle 22) a sostenere due progetti benefici rivolti a donne maltrattate e a famiglie in difficoltà.

«L’esposizione si inaugura in un anno significativo per la famiglia Vincenziana - spiegano i promotori - Nel 2010, con vari eventi in tutto il mondo, si celebrano i 350 anni dalla morte di San Vincenzo». Il gruppo vincenziano lombardo finanzierà l’apertura di un centro in via Ariberto 10 per aiutare le famiglie in difficoltà, «un sostegno alle povertà estreme e a quelle nuove».

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