Questo non è un articolo. Questo è un appello per sceneggiatori, registi, produttori di film e autori tv. Pensiamo che sia venuto il momento di un atto di coraggio contro le discriminazioni in campo sessuale. È ora di fare outing, l'emarginazione dei diversi non è più tollerabile. Per una volta, allora, osate, rompete il conformismo dilagante: parlate anche dell'amore fra un uomo e una donna. Ma sì, il normale e banale rapporto etero. Quello da cui (vi parrà strano, ma è così), a volte nascono in modo del tutto naturale dei figli. E se proprie siete in vena di una provocazione forte, spingetevi più in là, spezzate l'ultimo tabù: parlate pure del matrimonio. Magari non otterrete il premio Zapatero al film festival omosessuale. Ma, se non altro, sarete originali.
Di coppie gay, infatti, ormai ce ne sono fin troppe al cinema e in Tv. Fateci caso: non c'è pellicola che non esibisca al momento chiave il suo bel bacio lesbo, la storia omosex, l'intreccio lui&lui ormai scontato come certe maxiofferte all'Esselunga. L'ultima è quella di Un medico in famiglia, che nella nuova serie preannuncia il fidanzamento tra Oscar e Max. Ma anche in Manuale d'amore 2, il film di Veronesi appena uscito nelle sale, uno degli episodi culmina nel matrimonio fra due uomini. Sembra ormai che non sia possibile accendere una cinepresa se non c'è da filmare una relazione omosessuale. È il ciak gay pride, il copione intriso di conformismo alla Grillini, il diverso che diventa sempre uguale.
Accendi la Tv nell'ora di punta: stai tranquillo, due donne che si amano spuntano di sicuro, anche dietro il faccione rassicurante di Lino Banfi. Ricordate Il padre delle spose?
È andata in onda solo poche settimane fa: l'hanno chiamata lesbo-fiction, è ha acceso ancora qualche debole polemica. Ma ormai anche le polemiche svaniscono, dietro a provocazioni che sono sempre meno provocazioni e sempre più dimostrazioni di fantasia latitante. A inizio gennaio una storia d'amore gay è arrivata in Incantesimo (Raiuno), un'altra ha tenuto banco negli stessi giorni in un episodio di Desperate Housewifes (Raidue). Su Sky Vivo va in onda Boy meet boy, reality completamente gay. E nelle sale cinematografiche, solo per restare ai prossimi mesi, è prevista una raffica di uscite come Diario di uno scandalo (amore lesbo), Breakfast on Pluto (storia di un gay), The history boys (storie di professori omosessuali con studenti pure loro omosessuali), una docufiction (Ma la Spagna non era cattolica?, con la partecipazione del presidente dell'Arcigay), Desiderio (ménage à trois fra lui lei e l'altro, ovviamente gay) e Another gay movie. E «another», in questa lista, ci sembra l'unica cosa originale: almeno se ne sono accorti.
Ma sì, dai: non se ne può più di tanta banalità. Ormai la sceneggiatura a tinte omosex è come l'«arrivano i nostri» nei western di quarta serie. Come le scazzottate con Bud Spencer, come la rima cuore-amore, come la scivolata sulla buccia di banana nelle comiche: la cosa più banale e prevedibile, la battuta scritta col pilota automatico, la dimostrazione che si sta raschiando il fondo dell'immaginazione. Scoprire in una fiction un amore gay, ormai, è come scoprire in un giallo che l'assassino è il maggiordomo: non desta stupore nemmeno in un poppante appena risvegliato dal pisolino del pomeriggio.
Sta diventando un problema serio. Oggi nessuno riuscirebbe a scrivere Romeo e Giulietta: come minimo sarebbe Romeo e Giulietto. Oppure Romeo, Giulio e Giulietta. Via col Vento? Clark Gable lascerebbe Rossella O'Hara per partecipare a un gay pride. Sandokan non conquisterebbe la Perla di Labuan ma si ritirerebbe nella foresta a flirtare con Yanez, e John Wayne forse si sposerebbe con Toro Seduto. Augh e Pacs. In fondo è facile, no? Lui&lui, lei&lei, santo cielo che scandalo, come siamo stati audaci, Zapatero sarebbe felice: il film è fatto, non c'è bisogno mica di aggiungere altro, tanto meno un'idea originale.
E allora, ecco il nostro appello: fatevi forza cari sceneggiatori, autori, registi tv. Provate a inventare qualcosa di diverso e che per una volta sia diverso per davvero e non solo per nome.
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