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Saigon andata e ritorno nell'orrore: gli inediti vietnamiti

Il famoso "Niente e così sia", scritto al fronte, ha un seguito: un incredibile viaggio nel delirio del regime rosso

Saigon andata e ritorno nell'orrore: gli inediti vietnamiti

Dopo un’invocazione, un’altra. Dopo una faccia della medaglia dell’orrore, l’altra. Dopo Niente e così sia, reportage-meditazione dal Vietnam dedicato ai mesi fra il 1967 e il ’68 pubblicato l’anno dopo, Oriana Fallaci continuò a scavare, testarda, nell’assurda monotonia della guerra. Appunti, incontri, interviste, testimonianze, pensieri sparsi come raffiche di mitra vanno ora a comporre il secondo mosaico orientale dell’Oriana inviato, Saigon e così sia (Rizzoli, pagg. 360, euro 19,50, nelle librerie fra una decina di giorni). «Così sia», dunque, ma, soprattutto, così è stato. E la penna cruda e tagliente della giornalista lo certifica senza mezzi termini.

«Gli elementari diritti delle creature sono infranti sia a Saigon che ad Hanoi, da nessuna parte della barricata v’è la risposta alle nostre speranze». Dice così: «alle nostre speranze». Non «alle nostre domande». Perché le risposte erano evidenti, inequivocabili. Invitata dal governo di Ho Chi Minh a visitare il Vietnam del Nord, dopo aver battuto palmo a palmo quello del Sud, lei prosegue il pellegrinaggio fra i luoghi di una tragedia che il grottesco velo della ragion di Stato tentava di nascondere.

Così incontra il generale Giap che aveva comandato le forze Viet Minh liberatrici del Vietnam dal dominio francese e guidava l’esercito popolare contro le forze statunitensi e sudvietnamite. Poi assume notizie di prima mano dalle giovani donne che prestano servizio nella difesa aerea. Quindi riesce a intervistare due prigionieri americani. E se quand’era a Sud aveva condannato gli effetti deleteri della politica estera Usa, trasferitasi a Nord non esita a criticare aspramente il regime, che definisce «chiuso a chiave in una muraglia ideologica».

Ma gli eventi incalzano, e il virus della guerra contagia rapidamente la Cambogia. Dagli articoli e dai saggi della Fallaci emergono l’imbarazzo e lo smarrimento dell’America, la violenza disumana dei Khmer rossi, l’astuzia corrosiva del re Sihanouk. L’ultimo atto è il ritorno a Saigon, quando all’avanzata di nordvietnamiti e vietcong fa seguito la sconfitta degli Usa. Scrive: «Gli angeli vendicatori giungeranno tra poco, con la loro voce di gelo, i loro occhi di marmo, la loro spietata incorruttibilità, a dare una bella ripulita e a punire. È davvero la fine».

Se fosse una preghiera, potrebbe chiudersi con «e così sia».

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