Sale l’allerta terrorismo L’Italia adesso blinda città, basi e moschee

Gli 007 temono soprattutto attacchi di ritorsione: sotto controllo i luoghi dove vivono gli oppositori del regime

Sale l’allerta terrorismo  
L’Italia adesso blinda  
città, basi e moschee

Anche in assenza di missili capaci di raggiungere l’Italia dai cieli libici, ieri sono stati azionati i dispositivi di bassa e bassissima quota. Aerei, elicotteri, navi, satelliti e radar sono già operativi in tutto il sud. Per intercettare qualunque cosa si avvicini alla Penisola. Il dispositivo è stato predisposto dalla Difesa contro ogni attacco. Da Lampedusa – dove è già operativo il cacciatorpediniere Andrea Doria, antimissile con copertura satellitare – fino al Canale di Sicilia, dove è impegnata la nave Garibaldi. Il premier, Silvio Berlusconi, lascia intendere che Gheddafi sia sprovvisto di armi in grado di interessare l’Italia. Ma i rapporti d’intelligence hanno allertato le autorità anche per i pericoli che potrebbero nascere sul territorio nazionale.
I timori

Sono diverse le ipotesi segnalate dai Servizi come «azioni di ritorsione». La blindatura prevede una cintura di sicurezza che percorre il paese da sud a nord. Anche in assenza di segnalazioni «specifiche», la polizia si muove nelle città che hanno ospitato le manifestazioni anti-Gheddafi, dove sono state esposte le bandiere dell’ex monarchia e non quella del regime. A Bologna, 3 marzo; a Milano, 4 marzo, un centinaio di libici hanno gridato «Gheddafi assassino», «Basta morti, basta sangue», creando tensioni nella comunità tutt’altro che sopite. Ad Alessandria, il 5 marzo, un’altra manifestazione antiregime; come pure a Pisa. L’ondata di protesta ha raggiunto anche Roma, il 12 marzo. Il capo della polizia, Antonio Manganelli, ha spiegato tutto in un documento, inoltrato dal Viminale alle Questure e alle Prefetture per innalzare l’allerta.

Alla Digos è stato chiesto di potenziare i controlli nei luoghi di culto islamico, principalmente a Verona, Torino, Imperia e La Spezia, per evitare scontri tra pro e contro Gheddafi. In corso c’è poi un’indagine approfondita sui libici a cui, in occasione del G8 dell’Aquila, è stato rilasciato un visto. Almeno una cinquantina di soggetti sotto la lente d’ingrandimento dei Servizi, perché le autorizzazioni hanno durata triennale e potrebbero muoversi con azioni pericolose.
Obiettivi sensibili

Le basi militari offerte dall’Italia sono tra gli obiettivi «sensibili». Come pure le ambasciate. Ieri è aumentata la sorveglianza delle rappresentanze di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, quest’ultima considerata l’obiettivo a più alto tasso di rischio. Un altro presidio si è aggiunto presso l’ambasciata libica, visto che Hafed Gaddur, rappresentante di Tripoli, ha recentemente sottoscritto un documento in cui giura fedeltà al popolo libico e non al Colonnello, a cui l’Italia ha appena congelato beni pari a 6-7 miliardi di euro anche grazie alla collaborazione dell’ambasciatore.
Le misure di sicurezza

Il Comitato di analisi strategica antiterrorismo, strumento di condivisione di informazioni, è convocato in via permanente. Per valutare le informazioni sulla minaccia interna. Preoccupano le frontiere terrestri. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha innalzato le misure di sicurezza nell’aeroporto di Roma Fiumicino in via preventiva. Da oggi è chiuso al traffico civile anche l’aeroporto di Trapani. Ci si blinda soprattutto a sud. Nessuno è in grado escludere una ritorsione contro il paese dell’Alleanza atlantica più vicino al confine. E in Sicilia sono stati posizionati i mezzi radar, gli Awacs. Utili per avvistare l’eventuale lancio di missili.
Come ha colpito Gheddafi

In Europa Gheddafi avrebbe soprattutto una rete segreta di agenti. Si analizzano, caso per caso, gli attentati che negli anni Ottanta il Colonnello ha organizzato a danno degli esuli rifugiati. Ma anche a strutture civili, come l’attacco alla discoteca di Berlino frequentata da soldati americani. Sono queste le ipotesi che preoccupano l’intelligence, più che il ricordo dei missili scud che sfiorarono Lampedusa nell’86.
Ruoli a rischio

L’allerta diramata sul territorio nazionale viene allargata alla Jamahiriya. Riguarda il personale italiano impegnato nei colloqui, utili per comprendere quale piega prenderà l’evoluzione del conflitto. Per questo motivo l’Alleanza atlantica intende assicurare sostegno logistico e d’intelligence ai Paesi che partecipano all’intervento. Gli 007 italiani sono in contatto costante con gli insorti.

I rapporti pongono l’accento sui possibili «equivoci» che si potrebbero creare in Libia nei contatti informali stabiliti con il Consiglio degli insorti in Cirenaica. Nei rapporti non è menzionato il rischio di rapimenti, ma non è possibile escludere questa eventualità. Da estendere ad altri occidentali che sono rimasti nel Paese.

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