Le sale del videopoker «barano»: per aprire si trasformano in club

La febbre per i soldi facili non si ferma. E le sale giochi che non ottengono il permesso per aprire, ricorrono agli escamotage più assurdi pur di lavorare. In piazzale Agrippa è bastato scrivere sui documenti «club privato» per by-passare tutti gli ostacoli e ottenere l’autorizzazione. Di fatto però di sala giochi si tratta, con tanto di slot machine, videopoker e giri vari di biscazzieri che portano delinquenza nel quartiere e mettono a rischio il quieto vivere.
Un’emorragia inarrestabile quella del gioco d’azzardo: in tutto sono sessanta le richieste per aprire una sala. Il problema è lo stesso in tutte le periferie, dal Gratosoglio a Stadera e Spaventa, già bersagliate da degrado e problemi di sicurezza. «Ora ci siamo davvero stufati - infuria Giovanni Ferrari, presidente della zona 5 - e chiediamo al Comune di mettere in atto una linea dura per impedire il dilagare delle sale. Solo nella nostra zona sono arrivate sei domande di apertura negli ultimi mesi».
Esasperato dalle richieste, il Consiglio di zona 5 è passato ai fatti e, durante l’ultima riunione, ha approvato una mozione urgente con la quale chiede a Palazzo Marino un regolamento chiaro in proposito. «Vorremmo che il parere del Consiglio di zona sull’apertura delle sale gioco fosse vincolante», incalza Ferrari. Solo così si riuscirà ad arginare il boom dell’azzardo. «Fino ad ora non abbiamo potuto fare altro che temporeggiare e continuare a rimandare la discussione dell’ordine del giorno sulle sale pur di rallentare l’iter burocratico per l’approvazione. Ma non si può andare avanti così per molto». Anche dalla zona 6, il presidente Massimo Girtanner lancia una proposta: «Fissare un numero limite di sale giochi a cui concedere il permesso».
Al momento gli unici che possono negare l’autorizzazione dei locali sono i vigili: esclusivamente in base a parametri tecnici come la vicinanza a chiese, ospedali o scuole. Ma se tutte le distanze sono rispettate e l’area proposta risulta idonea, allora nulla può impedire l’apertura della sala.
«Ci siamo riuniti con la polizia municipale in un consiglio straordinario - racconta Ferrari - e i vigili sono stati molto collaborativi e sensibili al problema. Vogliamo fissare dei paletti certi contro le sale».
Da qui l’appello accorato al Comune, anche se al momento l’assessorato di riferimento, quello alle Attività produttive, è vacante da quando non c’è più Tiziana Maiolo. «Ci auguriamo tuttavia - spiegano i consiglieri di zona 5 - che in Consiglio comunale o la giunta prendano a cuore questo problema ed emanino regole rigide». A Palazzo Marino sono già in molti quelli che ritengono necessario fermare sul nascere le sale giochi e tutti i giri di delinquenza che si portano dietro.

In prima linea c’è il vicesindaco Riccardo De Corato che vede nei locali di slot e scommesse «un pretesto per affari illeciti come la prostituzione e un pericolo per le periferie». Idem l’assessore alle Aree cittadine, Ombretta Colli che teme «la trasformazione di Milano in una piccola e deleteria Las Vegas».

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