Il Salento di Di Monopoli sembra il Far west

Luca Crovi

È con un'immagine che provoca una sensazione di nausea e disagio che si apre Uomini e cani (Adelphi). Una dichiarazione di intenti con cui dieci anni fa Omar Di Monopoli inaugurò la sua carriera di scrittore pubblicando una prima versione di questa storia da Isbn Edizioni, definendo subito la sua originale cifra stilistica. «Una tromba nera di fumo sozzo e filaccioso saliva da un ammasso di vecchi pneumatici in fiamme. Ovunque c'erano mucchi di letame, spazzatura e carcasse di elettrodomestici. Il fetore era insopportabile». Sembra un inferno. Una terra di nessuno dislocata in Salento che qui non ha il fascino della meta turistica dove cibi e vini meravigliosi sono accompagnati dai suoni della pizzica e della taranta.

L'abbaiare arrabbiato dei due pitbull dell'eremita Pietro Lu Sorgi, disposto a tutto per difendere la sua terra, ci fa capire che siamo in un luogo dove pericolo e terrore sono dietro l'angolo. Qui le persone possono sparire o morire di morte violenta da un momento all'altro. Il piccolo paese di Languore è un luogo di abbandono e povertà che già dal nome suscita fame e sofferenza. Qui le terre vengono espropriate per fare spazio a un nuovo parco naturalistico e a un villaggio per turisti. Una riserva su cui dovrebbe vigilare la guardia forestale Nico, ma che è un territorio di confine dove si scontrano speculazione edilizia e inciviltà nazionale. Una terra dove da sempre si spara, ma dove una volta si rispettavano le regole rurali, mentre adesso è sottomessa a quelle di mafiosi come l'anziano e viscido Don Titta.

Omar Di Monopoli stringe un nodo alla gola dei lettori descrivendo un luogo sgradevole, ma che potrebbe tornare a essere meraviglioso se decidesse di ripulirsi dal marciume che lo ha sommerso. Come un solitario cavaliere, Nico attraversa luoghi e incontra persone dimostrando di essere un eroe con più di una macchia e una paura (non è riuscito a cancellare il dolore per la scomparsa della compagna morta bruciata e si eccita a guardare le coppiette che si imboscano). Ad accompagnarlo è il suo pastore tedesco Lupone che si muove con lui in una Puglia che somiglia al Far west.

L'affinità letteraria dell'autore con scrittori come McCarthy, Faulkner, Lansdale è evidente, ma anche quella con registi come Peckinpah, Hooper, Zombie in questa storia in cui è difficile distinguere gli uomini dalle bestie.

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