Il Salento ti prende per la gola

nostro inviato a Lecce
Quando ventun anni fa il Lecce venne promosso per la prima volta in serie A, a ogni cronista che si presentava per raccontare l’impresa di una squadra ai confini del grande calcio, l’allora presidente Franco Jurlano ricordava che il Salento (attenti: non la Puglia) era così lontano dall’Italia, quasi inutile, che nemmeno Garibaldi si era degnato di passarvi per liberarlo. Questa marginalità, questo essere da sempre tagliato fuori, l’autostrada da Bari punta su Taranto, l’aeroporto è a Brindisi (ovvero 90 km da Otranto, 110 da Santa Maria di Leuca), strega il turista che non cerca il modello Rimini o gli stabilimenti della Versilia che costano come una mezzapensione a quattro stelle.
E c’è pure la possibilità di scegliersi il mare: Ionio o Adriatico? Rocce o sabbia? L’alba a Otranto o il tramonto a Gallipoli? Meno il cibo, facilmente sempre quello, pesce, verdure e cavallo. Non solo Garibaldi, anche la Michelin ha sempre snobbato il Salento, con le stelle che si fermano o nel Tarantino, vedi la Strega a Palagianello, o nel Brindisino con il Fornello-da Ricci a Ceglie Messapica. Del resto quando in una realtà manca un trascinatore che costringe i suoi colleghi ad alzare la qualità media per non apparire alla lunga dei nani, puoi anche imbatterti, in piena estate, nei pizzoccheri alla norcina (!) ovvero la tipica pasta valtellinese condita con salsiccia e panna. E così, in vista della guida 2007 di Identità Golose, www.identitagolose.it, con i miei collaboratori non sono andato oltre le nove insegne (su 350) per l’intera regione che, per popolazione e superfice, non è certo piccola. E in provincia di Lecce un’unica indicazione, grazie al Bolina di Tricase anche se Giovanni Longo, dell’Enoteca Longo a Legnano, giura che uscirò felice dalle Puritate a Gallipoli per il suo superbo pesce.
Mio punto di riferimento è una giovane coppia di Depressa dove lui, Francesco Winspeare, fratello del regista Edoardo, produce ottimi vini con il marchio Castel di Salve, e lei, Esmeralda, è l’ideatrice di Salento Nascosto, www.salentonascosto.it, consigli preziosi per vivere e abitare bene, riuniti in Salento my way, Salento a modo mio. Tra Andrano e Tricase ecco ad esempio l’agriturismo Mito dei signori Forte dove la mitragliata degli antipasti e la ricchezza dei primi quasi ti impediscono di gustare ottime carni, secondo un copione, quello dei piatti stracolmi, tipico di questo tipo di ristorazione, a maggior ragione in Puglia. La Tenuta Sant’Andrea è invece sulla statale tra Maglie, la città della pasta Benedetto Cavalieri e del cioccolato Maglio, e Poggiardo e merita anche perché vicino alla Cutura, splendido giardino botanico aperto pure la sera, 0836.354164. A Marina Serra di Tricase Giulio e Cesarina sono i titolari degli Ulivi, un’altra ottima tavola agrituristica. Porto Badisco invece è una località sul mare sotto Capo d’Otranto, si va lì per fare memorabili scorpacciate di ricci pescati sul posto. Per una buona pizza ecco Lemì a Tricase, la Corte Ludovico a Lecce e Aria Corte a Marittima così come si va alla Piazza a Poggiardo per saporite preparazioni caserecce.
In assenza di indirizzi di autentica creatività (mettere la panna nei pizzoccheri, a 1200 km da Sondrio, non è creatività), è meglio cercare approdi di affidabile tradizione e tipicità come alla Casa du Martino a Taviano, dove ho il dubbio che ormai recitino il copione degli osti politicamente corretti ma sul posto nulla da ridire esattamente come si sta bene a Cavallino, poco fuori il capoluogo, all’Osteria del Pozzo Vecchio. Se si ha a cuore il Salento caro ai Winspeare, è inevitabile gravitare su Tricase, oltre Otranto e prima di Leuca. E allora per un pane autentico si va al Forno Stefanizzi in piazzetta Santa Lucia, per la pasta fresca da Rosa Panico, stessa piazzetta, per la mozzarella al caseificio Ruffo in via Cattaneo e per il vino in piazza Pisanelli dove la Castel di Salve ha la sua enoteca.

Da applausi i dolci di Picci, pasticceria e gelateria a Patù, ma in generale guai non gustare i rustici, fagotto di sottilissima pasta sfoglia ripiena di mozzarella, pomodoro e besciamella, vanto ad esempio di Alvino, il più antico bar di Lecce, e bere un espresso Quarta, la torrefazione per antonomia in Salento dove il caffè al ghiaccio è la soluzione contro il caldo: un espresso con un cubetto dentro.

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