Salone di Detroit al risparmio, sarà una gara di tagli

«Detroit è alla frutta», titolava nelle scorse settimane l’Economist. E il Salone internazionale dell’automobile, il primo del 2009, che aprirà i battenti domenica prossima, sarà la cartina di tornasole della crisi che ha travolto le case americane (insieme a quelle europee e asiatiche che producono nel Paese) per poi allargarsi al resto del mondo. Nel 2008 il crollo dei consumi negli Usa, dovuto all’impennata estiva del petrolio e alla stretta creditizia seguita allo scandalo dei subprime, ha causato la caduta delle vendite di auto ai minimi dal 1992: 13,2 milioni di unità (-18%). Per Gm (-23%), Ford (-21%) e Chrysler (-53% solo il mese scorso) è stato un bagno di sangue. Ma a piangere sono anche le filiali americane di Toyota (-16% nel 2008, davanti a Ford e dietro a Gm) e Honda (-35% a dicembre). Scontato, quindi, che quello che sta per aprire sarà un North american auto show piuttosto dimesso, dove i costruttori partecipanti (Nissan e Ferrari hanno dato forfait) faranno a gara su chi è stato il più bravo ad allestire lo stand meno costoso, senza per questo penalizzare i modelli esposti.
Gm, per esempio, ha già annunciato che per gli allestimenti spenderà un milione di dollari in meno (al parquet è stata preferita una più economica moquette). Altri gruppi, come Bmw, non organizzeranno i tradizionali angoli gastronomici riservati ai giornalisti, mentre Honda ha deciso di rinunciare a luci ed effetti speciali nel momento in cui svelerà le sue novità. A subire le conseguenze della nuova politica adottata dalla maggior parte dei produttori saranno anche la stessa città di Detroit (l’impatto economico negativo del Salone dimesso è stato stimato in circa 100 milioni di dollari) e i vari enti benefici che ogni anno ricevono, per l’occasione, generose elargizioni. In proposito, la Gm guidata da Rick Wagoner ha fatto sapere che la propria Fondazione «sta eliminando e in alcuni casi riducendo in modo significativo le sue donazioni». E la stessa cosa si prepara a fare anche Chrysler. Nei giorni di apertura della rassegna, soprattutto in quelli dedicati ai media, c’è anche da aspettarsi la presa di posizione degli operai addetti alle linee di montaggio del comprensorio di Detroit (qui hanno sede alcuni dei più importanti impianti produttivi). I 17,4 miliardi di dollari che da qui a marzo Gm e Chrysler riceveranno dallo Stato consentiranno ai due gruppi la sopravvivenza nei primi mesi del 2009, poi - in assenza di altri interventi legati a reali piani di sviluppo presentati dalle due aziende - tornerà lo spettro del fallimento con tutte le conseguenze drammatiche per l’economia e l’occupazione.

In questo scenario, sicuramente preoccupante, il Salone di Detroit darà molto spazio ai veicoli dotati di motori ecologici (elettrici e ibridi in particolare) e con dimensioni più contenute rispetto alle abitudini locali, un’importante opportunità per le case europee e asiatiche presenti in questo mercato.

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