Salone, giallo sul sottopasso fantasma

C’è ma non si vede. Ovvero, per gli abitanti c’è, per il Comune di Roma e per la Regione no. Ecco la vera storia del sottopasso fantasma. Quello pedonale della stazione di Salone, che le Ferrovie vorrebbero sopprimere per motivi di ordine pubblico legati al campo rom, nonostante un bacino di utenza di 100mila persone fra residenti e lavoratori. Il 6 luglio interviene lo stesso Veltroni. Il sindaco, benché gettonatissimo dalla stampa estera e pressato dalla politica nazionale, scrive all’Ad della Rete Ferroviaria Italiana, Mauro Moretti, e si dichiara contrario a chiudere Salone: «Il prefetto convochi subito una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza per superare i problemi». E mentre Moretti sospende la chiusura, al sindaco fa eco l’assessore regionale alla mobilità Ciani: «Desidero confermare l’interessamento della Regione per la riapertura della stazione di Salone, dove comunque con il raddoppio della linea si porrà anche la questione della realizzazione del sottopasso pedonale. Un’opera per la quale Rfi non ha a disposizione i fondi necessari». Senza fondi, niente sottopasso, insomma. E senza sottopasso, niente stazione. Altrimenti i passeggeri con il raddoppio dovrebbero attraversare a piedi i binari.
Peccato che le cose starebbero diversamente: «Non è vero niente - tuonano gli abitanti - La galleria è stata realizzata un anno fa, ed è stata interrata», affermano in un comunicato i Comitati cittadini per la viabilità della Tiburtina. «Nei giorni scorsi la stampa si è ampiamente occupata delle posizioni contrarie alla chiusura definitiva di Salone: il sindaco, l’assessore Ciani, il presidente del V municipio Caradonna. Uno dei problemi indicati per la riapertura è stato lo stanziamento di fondi per il sottopasso. Oggi i Comitati per la viabilità scoprono però che il sottopasso è già stato realizzato, un anno fa, ma è stato ricoperto con materiali inerti, pertanto non è visibile anche se si intravede una barriera di tubi di contenimento». «Ci sono testimonianze, è venuta una tv locale» precisano Rocco Margapoti e Paolo Cartasso, portavoce dei Comitati. A questo punto, però, la storia si fa intricata. Nessuno dal Comune ha smentito Ciani. La domanda è legittima: che cosa c’è dietro le quinte? Perdersi un sottopasso non è precisamente come smarrire un portafogli. Gli stessi Comitati cittadini si chiedono: «1) Perché è stata tenuta nascosta la realizzazione del sottopasso? 2) Perché il sottopasso è stato realizzato, di recente, quando si pensava di chiudere Salone? 3) Chi risponde dei fondi investiti in un’opera che oggi qualcuno ha pensato di non ultimare? La FR2 con la stazione di Salone - ribadisce il comunicato - è l’unico mezzo di trasporto su ferro disponibile per l’asse tiburtino oltre il Gra (circa 100.000 persone) dopo che è stato cancellato il prolungamento della metro B e la tramvia sull’acquedotto dell’Acqua Marcia».
La fermata era stata chiusa nel 2003, ufficialmente per colpa dei rom di via di Salone. «Ma il campo - obiettano i Comitati cittadini - è stato ristrutturato e oggi è controllato. Lo ha dichiarato il prefetto, al comitato per l’ordine pubblico del 12 luglio. Chiediamo pertanto che venga riaperta la stazione di Salone al più presto e comunque prima dei lavori di raddoppio della Tiburtina». Riassumiamo. La galleria è stata costruita un anno fa per poi essere seppellita.

I nomadi di Salone sarebbero meno turbolenti e comunque vanno in massa alla vicina stazione di La Rustica. Un bel giallo. L’assessore Ciani, dal canto suo, ignora invece che la galleria è stata già pagata e realizzata. Ma con quali soldi?

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