«Un salto culturale che stimolerà i consumi»

«La proposta non è malsana: parte della retribuzione attualmente accantonata verrebbe liberata stimolando i consumi privati, da tempo stagnanti nel nostro Paese. D’altra parte, stiamo parlando di risorse dei dipendenti. Detto questo, se la proposta di mettere in busta paga la liquidazione ha nel breve periodo una portata senza dubbio molto positiva, pone anche qualche interrogativo», spiega Marco Giorgino, professore di economia del Politecnico di Milano.
A cosa si riferisce, professore? Forse alle maggiori risorse che le aziende sarebbero tenute a reperire per «gonfiare» lo stipendio dei lavoratori?
«Certamente. Finora, le aziende hanno usato il Tfr come uno strumento di finanziamento a lungo termine e a bassi tassi d’interesse. La misura di liberalizzazione delle liquidazioni, perché di questo si tratta, rischia di porre problemi di liquidità, in modo particolare alle piccole imprese con meno di 50 dipendenti. Stiamo parlando di aziende spesso poco solide sotto il profilo patrimoniale, che magari si sono indebitate per acquistare nuovi macchinari e restare così competitive sul mercato».
Oltre a un problema di cash, che riguarda le aziende, ce n’è forse un altro relativo alla gestione di questi quattrini da parte dei lavoratori: e se li spendessero tutti?
«Stiamo parlando di qualcosa potenzialmente in grado di cambiare le abitudini degli italiani. Si tratta di un vero e proprio salto culturale per un Paese come il nostro, abituato a vedere in busta paga il Tfr fin dal lontano 1929. Lo creò Mussolini per far fronte alla crisi, mentre negli altri Paesi questo strumento non esiste. Ogni lavoratore è dunque libero di gestire come meglio crede il proprio stipendio. Gli italiani sono un popolo di risparmiatori, ma questa forma di liberalizzazione mi preoccupa sul medio-lungo periodo, non essendoci alcuna certezza se queste risorse liberate verranno completamente destinate ai consumi, oppure se andranno a ridurre il livello d’indebitamento delle famiglie, o se costituiranno comunque almeno una parte di una pensione integrativa. Temo che non tutti i lavoratori avranno la lucidità necessaria per accantonare qualcosa a fini previdenziali».


Cosa accadrà a quei lavoratori che stanno già accumulando parte dello stipendio nei fondi pensione?
«Nulla, credo. Coloro che hanno già optato per la previdenza complementare non dovrebbero essere toccati dal provvedimento. Riguarderà solo chi ha deciso di tenere depositato in azienda il proprio Tfr».

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