Apnee notturne: tolgono il fiato e i ricordi

Più di 936 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di questo grave disturbo

Apnee notturne: tolgono il fiato e i ricordi

Tra i disturbi del sonno quello delle apnee notturne risulta essere uno dei più fastidiosi. Esso essenzialmente consiste nell'ostruzione delle vie aeree superiori durante l'inspirazione, quando i muscoli localizzati posteriormente alla gola si rilassano e ciò si traduce in una riduzione o nell'arresto - temporaneo - del flusso di aria nei polmoni. Vari i fattori di rischio che possono contribuire allo sviluppo di tale manifestazione: farmaci rilassanti del sistema nervoso centrale, ingrossamento della lingua, anomalie mandibolari, ipertrofia delle tonsille e delle adenoidi, obesità, tono muscolare debole, mononucleosi acuta, ispessimento del tessuto soffice che circonda le vie aeree. L'intensità e la durata delle apnee notturne sono soggettive, ma ricorrentemente si presentano gli stessi sintomi:

- Difficoltà di mantenere il sonno;

- Eccessiva sonnolenza diurna;

- Risvegli improvvisi con sensazione di mancanza di respiro;

- Russamento;

- Bocca secca, mal di gola e mal di testa al risveglio.

Secondo una ricerca condotta dall'australiana RMIT University of Melbourne e pubblicata sul Journal of the International Neuropsychological Society dell'ateneo di Cambridge questo disturbo colpisce la memoria autobiografica, ovvero i ricordi e può scatenare la depressione. Lo studio ha confrontato 44 adulti con apnea ostruttiva del sonno (AOS) non trattata con 44 soggetti sani. Dalla valutatazione della loro capacità di richiamare alla memoria diversi tipi di rimembranze autobiografiche, è emerso che le persone affette da apnee avevano ricordi troppo generici. La dottoressa Jackson, Vice-Chancellor's Senior Research Fellow della RMIT School of Biomedical and Health Sciences afferma che le scansioni cerebrali di chi soffre di apnee notturne mostrano una significativa perdita di materia grigia nelle regioni che si sovrappongono alla rete di memoria autobiografica. Ella continua:

"Abbiamo bisogno di vedere se c'è un meccanismo neurobiologico condiviso al lavoro - ovvero la disfunzione di questa rete porta sia a depressione che a problemi di memoria? L'uso di macchine CPAP (ventilazione meccanica a pressione positiva continua) per il trattamento

dell'AOS ha dimostrato di migliorare alcuni deficit cognitivi legati alla condizione. Un importante prossimo passo sarà quello di determinare se il trattamento possa persino ripristinare i ricordi che sono andati persi".

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