Covid, statine anti-colesterolo riducono la mortalità. Ecco 5 ipotesi

I farmaci usati per la cura del colesterolo, a base di statine, ridurrebbero sensibilmente la mortalità nei pazienti gravi con Covid-19. "Studi parlano di una riduzione del 30-50%, un dato importante"

Covid, statine anti-colesterolo riducono la mortalità. Ecco 5 ipotesi

La notizia può assumere un grande significato ed aprire nuove prospettive nella lotta al Covid-19: le statine utilizzate per il colesterolo avrebbero un ruolo molto importante nel ridurre la mortalità nei pazienti gravi ospedalizzati con l'infezione da Sars-Cov-2.

Cosa dice lo studio

Lo studio, pubblicato su una delle riviste scientifiche mondiali più importanti, Nature Communication, ha osservato un totale di 2626 pazienti ospedalizzati: gli autori hanno deciso di confrontare 1296 pazienti di cui 648 già utilizzatori di statine e 648 non consumatori di statine. "Concludiamo che l'uso di statine antecedenti nei pazienti ospedalizzati con Covid-19 è associato a una minore mortalità ospedaliera", scrivono i ricercatori. "Sebbene le statine siano state tradizionalmente somministrate per abbassare il colesterolo sierico, i loro effetti pleiotropici, comprese le proprietà antinfiammatorie e antitrombotiche, le rendono una classe di farmaci attraente nel contesto del Covid-19", aggiungono. Questi farmaci sono i più utilizzati per ridurre i livelli eccessivamente elevati di grassi nel sangue: come riportato da un giornale web specializzato, la prima statina ad essere scoperta, nel 1976, fu la mevastatina, un composto di origine naturale isolato per la prima volta da colture di due specie di fungo appartenenti al genere Penicillium e che può essere considerato come il precursore di tutte le statine. 1976.

"Riduzione di mortalità fra 30 e 50%"

statine

"Il farmaco è di larghissimo uso, 30 anni fa venne introdotto per ridurre il colesterolo e le statine hanno avuto un grandissimo successo terapeutico perché, negli anni, hanno dimostrato non solo di ridurre il colesterolo ma anche gli infarti e la mortalità cardiovascolare. Le statine sono un farmaco cardine della terapia dell'infartuato e della prevenzione dall'infarto", afferma in esclusiva per ilgiornale.it il Prof. Maurizio Averna, Responsabile Unità di Medicina d'urgenza dell' Azienda Ospedaliera Universitaria "Paolo Giaccone" di Palermo, Consigliere Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI) ed esperto di fama internazionale su colesterolo e statine.

Il professore ci spiega che l'articolo di Nature rientra tra i migliori fin qui condotti e si unisce a quelli che sono stati pubblicati in quest'anno di pandemia su altre riviste importanti, un numero compreso fra 25 e 30 studi in cui tutti i risultati vanno nella stessa direzione. "Tra i ricoverati per Covid, in quelli che definiamo 'users', cioè coloro i quali avevano fatto uso di statine rispetto a quelli che non ne avevano mai fatto uso, c'è stata una riduzione della mortalità che oscillava fra il 30 ed il 50%, un dato importante - afferma Averna - È importante perché, in quest'ultimo lavoro fatto molto bene, sono stati studiati oltre 600 ricoverati Covid con uso precedente di statine ed altri 600 ricoverati che non ne avevano mai fatto uso. La riduzione della mortalità a 30 giorni era del 45% circa". Questo lavoro conferma altre due metanalisi, cioè l'analisi contemporanea di più studi, una su studi fatti in Cina e Corea con malati Covid ricoverati e l'altra su pazienti ricoverati in Europa e Stati Uniti. "Ebbene, le due metanalisi sono andate nella stessa direzione: c'è una riduzione di mortalità fra 30 e 50% nei pazienti che facevano uso di statine, questo è un dato solido".

Il ruolo delle statine: 5 diverse ipotesi

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Ma perché le statine provocano una riduzione della mortalità? Il Prof. Averna ci ha spiegato cinque valide interpretazioni per questo fenomeno osservazionale. "La prima è che le statine riducano la mortalità cardiovascolare: coloro i quali sono stati trattati cronicamente con statine, quando si ammalano di Covid ed hanno una serie di comorbidità che li costringe in ospedale, il virus a cascata potrebbe scompensare gli altri organi portando alla morte per malattia cardiovascolare. I pazienti che la utilizzavano prima, però, sarebbero protetti da questi eventi cardiovascolari", spiega l'esperto. La seconda possibilità, invece, riguarda direttamente gli effetti del farmaco sulla riduzione del colesterolo, il vero motivo per cui sono stati prodotti. "Quando si riduce il colesterolo, la riduzione media una serie di azioni che sono antinfiammatorie e anticoagulative: è stato dimostrato che le statine hanno un'attività antinfiammatoria in vitro e in vivo, sull'uomo, riducono un parametro che indica l'infiammazione chiamato 'proteina C reattiva', l'esame che chiede il medico per vedere se c'è infiammazione. Le statine riducono la proteina C reattiva e riducono pure l'aggregazione delle piastrine, il primo fenomeno che porta alla trombosi". La riduzione avviene perché cambia il contenuto di colesterolo nelle membrane cellulari: cambiando questo contenuto, si ha meno flogosi (infiammazione) e meno aggregazione piastrinica. "Questa potrebbe essere un'altra chiave di interpretazione del dato osservazionale", sottolinea Averna.

"Una terza chiave di interpretazione è sempre legata alla modifica delle membrane: il virus, per entrare dentro la cellula, usa dei recettori. Questi recettori sono concentrati in punti della membrana delle cellule; il virus usa queste porte per entrare nella cellula ma quando cambia la composizione di colesterolo delle membrane, queste zone di arricchimento diventano rarefatte ed il virus potrebbe avere maggiore difficoltà ad entrare e infettare", ci dice l'esperto. Una quarta possibilità, invece, è di recente scoperta e riguarda una dimostrazione ottenuta in silico, cioè eseguito al computer o tramite simulazione al computer. "Si è visto che la statina, come struttura molecolare, è un potente inibitore di una proteasi virale del Covid chiamata 'Mpro', proteasi M. Le statine potrebbero inibire questa proteasi che è fondamentale per la replicazione virale, quindi sarebbe di ostacolo al virus". Ma c'è anche un quinto indizio che va su questa strada e riguarda un lavoro spagnolo dello scorso anno costruito allo stesso modo di quello pubblicato su Nature Communication. "Non solo ha dimostrato la stessa cosa, che c'è una riduzione della mortalità del 40-50% in chi aveva fatto uso di statine, ma la riduzione era maggiore se si continuavano ad utilizzare anche in ospedale".

"Cura anti-Covid? Non saprei dire"

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Insomma, cinque indizi fanno più di una prova ma il Prof. Averna rimane cauto. "Se lei mi chiede di curare il Covid con le statine non le so rispondere, non abbiamo elementi per dare una risposta del genere ma le posso dire sicuramente una cosa: dopo un anno di Covid, la prevenzione secondaria delle malattie cardiovascolari, quella che si fa con le statine, credo che abbia avuto un arresto per una serie di motivi", afferma l'esperto. I motivi riguardano la riduzione del 40% delle attività di cardiologia interventistica, come nel caso degli stent, perché la gente non è più andata in ospedale anche in presenza di sindrome coronarica acuta. "La stessa cosa credo sia accaduta anche per i controlli, la frequentazione degli ambulatori specialistici per le prescrizioni di farmaci di questo tipo. Credo che vedremo l'effetto di quest'anno di pandemia in termini di peggioramento della prevenzione cardiovascolare perché avremo più eventi avversi ma questo lavoro, però, potrebbe servire a far capire di non abbandonare la terapia statinica anche se non si ha il Covid, può proteggere in ogni caso".

Il giusto scetticismo del Prof. Averna deriva da quanto accaduto in passato, quando le statine erano state provate nella sindrome da distress respiratoria, cioè insufficienza respiratoria acuta, quadro analogo con quello che si verifica nei pazienti più gravi con Covid. I risultati, però, non sono stati convincenti. "Questo tentativo era già stato fatto ma i risultati sono stati conflittuali, non me la sento di dire una cosa del genere".

A questo punto, per essere sicuri di utilizzare le statine "come coadiuvante terapeutico per un paziente Covid, dobbiamo assolutamente aspettare i risultati da un trial d'intervento, cioè un trial disegnato ad hoc e non uno studio retrospettivo. In questo momento, il consiglio da dare ai pazienti è di continuare a fare le statine e non lasciarle", conclude Averna.

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