Emicrania, 4 milioni le donne colpite

Dall'ISS il Libro Bianco che fa luce sulle ricadute negative ai danni delle pazienti

Riccardo Cervelli

Non è un sintomo, ma una malattia neurologica. Inizia con questa precisazione il libro bianco intitolato «Emicrania: una malattia di genere. Impatto socio-economico in Italia», a cura dell'Istituto Superiore di Sanità - Centro di Riferimento per la Medicina di Genere. Come sottolinea la pubblicazione, l'emicrania è una malattia per la quale sono disponibili una grande quantità di informazioni scientifiche e farmaci innovativi, ma che è paradossalmente anche sotto-trattata, nonostante si tratti della seconda malattia più disabilitante secondo l'OMS. La patologia causa gravi disagi nella vita privata e professionale di milioni di persone che ne soffrono e si stima che, solo in Europa, la malattia costi fino a 111 miliardi l'anno. Il quadro clinico inizia a manifestarsi circa 24 ore prima dell'attacco vero e proprio, con una durata fino a 5-6 giorni e sintomi quali stanchezza, irritabilità, depressione e appetito per i dolci - nella fase crescente - e forte dolore (riguardante tipicamente una metà del capo), nausea, vomito, in quella più acuta (dalle 4 alle 72 ore).

Ma chi è colpito da questa patologia? In Italia, si legge nel Libro Bianco, di emicrania soffrono 6 milioni di persone, di cui 4 milioni donne e 2 milioni uomini. Questa disparità tra i sessi ha portato a un riconoscimento dell'emicrania come «malattia di genere».

L'emicrania colpisce soprattutto le donne anche in termini socio-economici, come ha recentemente dimostrato lo studio Gema (Gender&Migraine) del Centro di ricerca sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale (Cergas) SDA Bocconi, dell'Università Bocconi, presentato a Roma in ottobre e inserito all'interno del Libro Bianco. Uno studio che, come ha commentato Rosanna Tarricone, associate dean della SDA Bocconi e responsabile scientifico del progetto, «si propone di supportare lo sviluppo di politiche sanitarie e socio-sanitarie differenziate rispetto al genere, con l'obiettivo cioè di colmare il gap esistente in una logica di equità redistributiva. Le donne - ha aggiunto la professoressa Tarricone - sembrano essere vittime dei numerosi e fondamentali ruoli che ricoprono a livello sociale. Soffrono di emicrania più degli uomini, ma non possono concedersi il privilegio di assentarsi dal posto di lavoro o accantonare le tradizionali mansioni domestiche».

Il Cergas ha stimato un costo annuale medio per paziente con emicrania pari a 4.352 euro, di cui 1.100 (il 25%) per prestazioni sanitarie, 1.524 (il 36%) per perdite di produttività, 236 (il 5%) per assistenza formale (cioè quella offerta da aziende sanitarie, enti locali, servizi privati profit e non-profit) e 1.492 (il 34%) per assistenza informale (fornita da parenti, amici e volontari). Il costo a carico dei pazienti per farmaci o trattamenti non coperti dal Servizio Sanitario Nazionale sono stati quantificati in 464 euro all'anno.

Quanto ai dati genere-correlati, la ricerca Cergas rivela che le donne italiane che soffrono di emicrania perdono più giorni di lavoro (16,8 l'anno contro i 13,6 dei maschi) e giornate di vita sociale (26,4 contro 20) e sono maggiormente soggette al fenomeno del «presentismo», ovvero a giornate in cui si presentano al lavoro in condizioni di malessere (51,6 giorni contro 35,6).

A causa di un reddito inferiore a quello dei maschi, però, spendono meno per diagnosi e cura: 1.132 euro l'anno contro 1.824. Ce n'è abbastanza per alzare l'attenzione per il problema dell'emicrania come malattia di genere, oltre che, ovviamente, come patologia comune.

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