Salute

Una passeggiata di sera cura il mal di stomaco

Mara Agostoni

C'è chi ha lo stomaco di ferro, chi da struzzo e chi in fondo alle scarpe. E chi ha sempre un peso sullo stomaco. Gonfiore, digestione difficile, bruciori nella parte alta dell'addome. I postumi di un pasto esagerato sono un'esperienza capitata almeno una volta a chiunque. Ma se diventa un disturbo quotidiano? Non serve una tazza di canarino in questi casi, e la limonata può peggiorare i sintomi. A salvare dal più comune dei disturbi gastrici cronici però potrebbe essere, come sostiene uno studio, la dieta mediterranea.

IL DECALOGO ANTIACIDO

A soffrire di reflusso gastroesofageo è circa il 20% della popolazione italiana. Una persona su cinque almeno due volte alla settimana accusa bruciori e rigurgiti, provocati dalla risalita degli acidi gastrici nell'esofago. Ne è causa il malfunzionamento della valvola che controlla il flusso di cibo fra i due organi, combinato a volte con la presenza dell'ernia iatale. L'irritazione a volte supera l'esofago e arriva alle vie respiratorie superiori e alla gola, portando all'infiammazione della laringe, a raucedine, tosse cronica. La terapia per la malattia da reflusso comporta l'uso di farmaci che fermano la produzione degli acidi gastrici (i cosiddetti inibitori della pompa protonica) e soprattutto la correzione di stili di vita e alimentari sbagliati. Non si può propriamente «guarire», spiegano i medici, ma se si rispettano delle buone abitudini i disturbi si riducono e la qualità di vita migliora. Dunque, un decalogo che prevede: stop all'alcol, al fumo, a cibi troppo grassi o pesanti come i fritti; limitare il consumo di alcuni alimenti come il caffè, le spezie, gli agrumi; pasti frazionati ed equilibrati durante la giornata; addio all'abitudine di saltare la prima colazione; ridurre i chili di troppo, che aumentano la pressione sull'addome e una regolare attività fisica. Infine, fare una passeggiata dopo cena e aspettare almeno due ore prima di andare a dormire: è stato un gruppo di ricercatori di Karachi, in Pakistan, a dimostrare con uno studio che una camminata e un intervallo di tre ore fra la fine del pasto e il riposo riducono i disturbi serali.

FARMACI O DIETA?

Si può fare a meno dei farmaci? Se lo è chiesto un gruppo di ricercatori guidati da Craig Zalvan, del New York Medical College, con uno studio pubblicato a settembre da Jama, Journal of the American Medical Association, in cui sono stati messi a confronto gli inibitori di pompa protonica e la dieta mediterranea nel trattamento dei disturbi da reflusso. Da una parte un campione di 85 pazienti (età media 60 anni) curati con i farmaci, dall'altra un gruppo di 99 (età media 57) sottoposti a dieta mediterranea a base vegetale (verdure, frutta, cereali integrali, noci e una percentuale inferiore al 5-10% di prodotti di derivazione animale) e al consumo di acqua con ph alcalino. L'esito: una riduzione dei sintomi clinicamente significativa per il 54,1% dei componenti del primo gruppo, per il 62,6% di quelli del secondo; una riduzione media di sintomi del 27,2% nel primo gruppo e del 39,8% nel secondo. I numeri, a favore dell'efficiacia della dieta, «richiedono ulteriori studi» ma - piegano i ricercatori - in ogni caso si può dedurre che «i sintomi possono migliorare con acqua e dieta con risultati non significativamente differenti da quelli dell'uso di inibitori a pompa protonica». Un approccio questo che «potrebbe evitare costi ed effetti negativi dell'intervento farmacologico così come offrire i benefici associati a una dieta salutare»: il costo per la cura del reflusso, negli Stati Uniti, è stato stimato in oltre 50 miliardi di dollari all'anno, in gran parte legato all'uso degli inibitori. Per gli studiosi resta ora da chiarire, ad esempio, quanto può avere inciso sull'esito della ricerca una eventuale riduzione del peso ottenuta nei pazienti coinvolti grazie alla dieta. Fra i fattori che più predispongono al reflusso infatti, oltre che quelli genetici, il fumo e l'alimentazione disordinata, ci sono obesità e sovrappeso, soprattutto se i chili in eccesso sono concentrati sul girovita: aumentano da 3 a 5 volte la probabilità di soffrire di reflusso.

Altro capitolo è rappresentato dalle conseguenze più gravi che la cronica esposizione agli acidi gastrici può provocare al tubo digerente: l'esofagite erosiva e il cosiddetto esofago di Barrett, che presenta un epitelio come quello dello stomaco. La malattia erosiva riguarda circa un terzo dei pazienti da reflusso ed è tenuta sotto controllo con i farmaci inibitori delle secrezioni gastriche. Il 10% invece sviluppa l'esofago di Barrett, con un lieve incremento del rischio di tumore all'esofago: in questo caso è importante la sorveglianza endoscopica per una diagnosi tempestiva. L'intervento chirurgico sullo sfintere? Riguarda meno dell'un per cento dei pazienti: vi si può sottoporre chi presenta ad esempio una voluminosa ernia iatale e un reflusso acido quantitativamente importante, o giovani che preferiscono evitare di dover assumere i farmaci per il resto della loro vita.

C'ERA UN BATTERIO...

Da quando nel 1982 Barry Marshal e Robin Warren, poi premi Nobel per la medicina nel 2005, hanno scoperto che la principale causa dell'ulcera, e delle gastriti, non è lo stress ma un batterio ospitato nello stomaco del 50 per cento della popolazione adulta mondiale, la chirurgia gastrica in tutti i maggiori centri europei si è ridotta di 90 volte. Festeggia così il suo 35esimo anniversario la scoperta dell'Helicobacter pylori, il batterio a cui sono associati circa i due terzi (e oltre) di gastriti, ulcere gastriche e duodenali. La cura antibiotica, combinata con gli inibitori di pompa protonica, ha portato negli ultimi decenni a un rapido declino dell'infezione e ha cambiato la vita delle persone malate: sfrattare l'ospite indesiderato significa non solo eliminare una gastrite ma anche bloccare la sua progressione verso malattie più gravi, come forme di linfoma gastrico. Una buona notizia. Nel campo di gastriti e ulcere si è aperto però un altro fronte: quello dei casi indotti proprio dai farmaci, legato in particolare al sempre più diffuso uso di antinfiammatori non-steroidei, antidolorifici da banco, soprattutto negli anziani. Così, per il mal di stomaco, farmaci e dieta sono sia cura sia causa.

Vale anche per quegli alimenti colpevoli di tutte le sindromi, dalle allergie ai deficit enzimatici come la maldigestione del lattosio, raccolte sotto il termine-ombrello di intolleranze alimentari.

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