«Patologie digitali? Il tablet serve a riabilitare i bambini»

Mal di mouse, crampi da tastiera, indice intorpidito per l'uso eccessivo del telefonino e dei social network. Tutte cavolate. Quando sente parlare delle cosiddette «patologie digitali della mano», Giorgio Pajardi storce il naso. «Non esistono - contesta - Teniamo sempre presente che una patologia non è mai solo colpa di qualcosa che facciamo». Il direttore dell'unità operativa della mano dell'ospedale San Giuseppe di Milano, gruppo MultiMedica, non intende affatto demonizzare tablet, computer e telefoni, anzi. «Pensi che li utilizziamo anche per la riabilitazione delle mani dei bambini, con videogiochi creati apposta per stimolare certi movimenti e programmi che misurano pressione, forza e frequenza del movimento».

E proprio il recupero delle funzionalità della mano dei più piccoli è il tema che sta maggiormente a cuore al chirurgo. Che ogni anno organizza un campus informativo, assieme all'associazione «La mano del bambino», per informare le famiglie sull'importanza della prevenzione e di interventi tempestivi per correggere le malformazioni alla mano dei neonati.

«La tempistica con cui si interviene per correggere una malformazione è fondamentale - spiega Pajardi - Il bambino impara a utilizzare cerebralmente la mano tra il decimo e il 18esimo mese di vita. Il suo cervello impara a ovviare a certi difetti e la funzionalità della mano viene comunque percepita come qualcosa di naturale. Ma se si interviene tardi, il cervello andrà rieducato alla nuova funzionalità».

Le malformazioni congenite della mano riguardano un bambino ogni 1200 e si possono diagnosticare già durante la gravidanza. I campanelli d'allarme possono essere vari: o la familiarità con problemi alle dita oppure la presenza di altri tipi di malformazioni, ad esempio al cuore. «Un terzo dei bambini con malformazioni è sindromico - spiega Pajardi - cioè presenta più patologie che non sono affatto consequenziali l'una all'altra. Ma quando se ne individua una durante gli esami in gravidanza, è bene controllare se lo sviluppo delle mani procede regolarmente o meno». Se ci dovessero essere anomalie, il chirurgo consiglia alle famiglie di affrontare subito il problema, fissando la prima visita specialistica entro i due mesi di vita per stabilire un programma riabilitativo ed eventualmente cominciare a entrare nell'idea di un intervento chirurgico. Il 99% degli interventi alla mano nei bambini viene effettuato entro il primo anno di vita e garantisce un utilizzo degli arti normalizzato. Le malformazioni che più sta a cuore risolvere sono quelle che riguardano il pollice, il dito che garantisce la presa e l'utilizzo pieno della mano. «Capita che non si sviluppi oppure che sia totalmente assente.

In quel caso possiamo intervenire in vari modi ma è importantissimo farlo presto. Così come per le dita unite. Purtroppo invece capita che alcuni genitori portino i figli a far visitare per la prima volta a otto anni».

MaS

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