Viviana Persiani
Roma Nella percezione comune, quando si parla di malnutrizione, sembra associarsi la condizione di denutrizione. Invece si tratta di due concetti ben differenti. In particolare, la malnutrizione, «epidemia» sottovalutata, riguarda lo squilibrio tra i nutrienti e il fabbisogno giornaliero di ognuno di noi; pochi sanno, a esempio, che essere obesi è frutto di malnutrizione.
Ce lo ha spiegato il dr. Riccardo Caccialanza, del Comitato Scientifico SINPE in occasione del lancio del Manifesto di Unione Italiana Food «Nutrizione Medica: Più forza alla cura - Insieme per combattere la malnutrizione», presentato lo scorso 12 dicembre a Roma.
Il Manifesto vuole rinnovare il sostegno al valore degli alimenti ai fini medici speciali e al superamento delle discriminazioni territoriali. In particolare, al centro del dibattito è stata la malnutrizione per difetto, intesa come depauperamento delle riserve energetiche proteiche e di altri elementi nutritivi dell'organismo. In Europa, si stima siano malnutrite o a rischio di malnutrizione circa 33 milioni di persone affette da diverse patologie, con una spesa stimata di 170 miliardi di euro. Con rischi non da poco, visto che si stima che la malnutrizione per difetto aumenti di 2,6 volte il tasso di mortalità, di 3 volte il tasso di complicanze e del 30% la durata della degenza rispetto ai pazienti con uno stato nutrizionale nella norma. Al centro dell'attenzione sono stati i pazienti oncologici che presentano prevalenza di malnutrizione più alta rispetto ad altre patologie. In Italia, sono 3 milioni e 400mila le persone alle quali è stato diagnosticato un tumore e ben l'80% dei pazienti con neoplasia del tratto gastrointestinale superiore presenta malnutrizione. Di questi, che perdono peso, il 20% muore per le conseguenze dirette o indirette della malnutrizione: questo equivale a circa 50mila pazienti all'anno. Nei malati non trattati con un supporto nutrizionale iperproteico, il 22% è stato costretto a sospendere il trattamento o a ridurre drasticamente la dose di farmaco con evidenti ricadute sia sul numero di sedute che sul risultato del trattamento oncologico, mentre nei pazienti adeguatamente trattati l'interruzione/sospensione della chemio o radio è stata del solo 9%.
Come afferma Gaetana Ferri, Direttore generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione: «È importante che si affronti questo problema a livello istituzionale e si trovi una soluzione, partendo dal riconoscimento nei Livelli Essenziali di Assistenza di quei prodotti di nutrizione medica essenziali per pazienti affetti da patologie gravi come quelle oncologiche. Si spera che la Sanità pubblica, in modo omogeneo in tutte le Regioni, si prenda in carico l'erogazione di questi prodotti notificati, quindi sicuri e utilizzati come coadiuvanti della terapia farmacologica».
Marco Alghisi, rappresentante di Unione Italiana Food, è promotore dello screening per la valutazione dello stato nutrizionale che non viene effettuato sistematicamente in tutti gli ospedali e in tutti i reparti. Occorre poter valutare le condizioni del paziente al momento del ricovero, al fine di elaborare percorsi terapeutici e assistenziali attraverso la somministrazione di una nutrizione clinica adeguata al malato e che possa proseguire anche a domicilio, attraverso un monitoraggio puntuale.
Per compiere questa importante operazione, però, si richiede un'adeguata formazione anche per i clinici non specializzati in nutrizione, per aumentare la consapevolezza del ruolo che una terapia nutrizionale può rivestire nella gestione globale del paziente».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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