Retina artificiale liquida: una speranza concreta contro la cecità

Milioni di persone affette da retinite pigmentosa possono sperare di riacquistare la vista. Ecco cos'è la retina artificiale liquida e cosa dicono i ricercatori italiani

Retina artificiale liquida: una speranza concreta contro la cecità

Enormi passi in avanti per risolvere il problema della cecità in chi è affetto da retinite pigmentosa, patologia che porta molto spesso alla mancanza della vista. Nel mondo sono circa cinque milioni le persone alle quali è stata diagnosticata ma la sperimentazione promette grandi cose grazie alla retina artificiale liquida: la speranza viene da uno studio condotto su animali da laboratorio che hanno effettuato i ricercatori dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit), dell’Ircss Ospedale Policlinico San Martino di Genova e dell’Ircss Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, Verona.

Ecco come funziona

Lo studio italiano è stato pubblicato su Nature Communications: iniettare una retina artificiale liquida realizzata con nanoparticelle fotovoltaiche sarebbe capace di far tornare la vista anche in quelle retine ormai irrimediabilmente insensibili alla luce. Gli autori credono che nei prossimi tre anni l'avvio della fase clinica potrebbe prendere il via anche sull'uomo. Nel comunicato stampa viene riportato che questa soluzione è valida anche quando "i circuiti nervosi retinici risparmiati dalla degenerazione si alterano profondamente, non ricevendo cronicamente più alcun segnale dai fotorecettori (rimodellamento della retina)".

"Tappa in avanti"

"Avere dimostrato che le nanoparticelle fotovoltaiche rimangono efficaci in stadi di avanzata degenerazione della retina - afferma a laRepubblica la dottoresa Grazia Pertile, direttrice della Clinica oculistica dell'Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar - apre la porta all'applicazione di questa strategia alle patologie umane". "Il nostro recente studio è un ulteriore importante tappa verso la terapia di patologie come la retinite pigmentosa e la degenerazione maculare legata all'età - ha aggiunto afferma Simona Francia, ricercatrice Iit e prima autrice del lavoro - Non solo queste nanoparticelle si distribuiscono ad ampie aree retiniche permettendo di guadagnare un ampio campo visivo, ma in virtù delle loro piccole dimensioni sono in grado di assicurare un recupero dell'acuità visiva".

Quali sono i progressi

Negli studi condotti finora sui topi, dopo l'iniezione delle particelle fotoattive "si registrano nuovi segnali fisiologici, la corteccia visiva si riattiva, riacquisisce acuità e tornano a formarsi memorie visive", spiegano i ricercatori. I test sono stati soddisfacenti, i topi ciechi sono riusciti a recuperare la vista. Se la sperimentazione continuerà a dare gli esiti sperati, milioni di persone nel mondo potranno guarire dalla retinite pigmentosa e recuperare la vista. La retina liquida potrà consentire un'unica iniezione dove i polimeri prenderebbero il posto dei recettori trasformando la luce immagazzinata dagli occhi in segnale elettrico. "Le nanoparticelle polimeriche - spiega a laRepubblica il prof.

Guglielmo Lanzani, Direttore del centro Iit di Milano - 250 volte più piccole dello spessore di un capello, agiscono come microcelle fotovoltaiche, convertendo la luce in un segnale elettrico e non determinano nessuna reazione negativa nel tessuto essendo costituite da polimeri del carbonio, come le nostre proteine e i nostri acidi nucleici".

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