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«La salveremo restituendole lo spazio rubato»

da Milano

Da simbolo dell'India a obiettivo principale di cacciatori senza scrupoli. Le tigri potrebbero scomparire dal pianeta entro pochi anni. E Giorgio Celli, scienziato, scrittore ed ecologo si è fatto da tempo un’idea del perché.
Ma le tigri sono davvero in pericolo?
«Senza dubbio e lo sono ormai da qualche anno. Soprattutto perché vivono a contatto con l'uomo, che per loro è sempre una minaccia».
In che modo?
«Alcune popolazioni asiatiche, come per esempio i cinesi, considerano le tigri una sorta di farmacia ambulante. La medicina tradizionale, che per definizione dovrebbe essere dalla parte della natura, contribuisce in modo drammatico allo sterminio di questi animali».
Farmacie ambulanti?
«Proprio così. I cinesi sono convinti che la tigre sia in grado di curare qualunque male. Con l'unguento si risolvono problemi come reumatismi e impotenza sessuale. Con la polvere si curano malattie delle ossa e affezioni generali. Inoltre, alcuni popoli credono le questi animali portino fortuna».
Ma scusi, la medicina tradizionale cinese funziona?
«Assolutamente no. Come avviene per la maggior parte delle pratiche magiche, la medicina tradizionale si basa sulla suggestione dei pazienti. Sul cosiddetto effetto placebo. Il problema è che continua a farne ricorso circa il 50% dei cinesi. Non solo in patria, ma anche nei Paesi occidentali».
Quali altri fattori stanno determinando l'estinzione delle tigri?
«La progressiva distruzione del loro habitat naturale. L'uomo si sta appropriando di ogni angolo del pianeta e gli animali non possono sopravvivere. Se foreste pluviali e savane vengono devastate, per le specie che le abitano è la fine. Solo l'uomo è capace di vivere ovunque, gli animali hanno bisogno del proprio spazio».
In quali Paesi le tigri sono più a rischio?
«Ovunque. Dall'India all'Indonesia. Ma anche Vietnam e Oceania».
Quali sono le specie più esposte?
«Sicuramente la tigre delle nevi. È uno degli animali più belli del pianeta, ma ormai è spacciato. Poi la tigre del Bengala, quella più conosciuta che vive in India».
Secondo lei esiste un modo per risolvere il problema?
«L'unica maniera è lasciare loro lo spazio del quale hanno bisogno.

E imparare a considerarli compagni di viaggio, presenze essenziali e nostri parenti dal punto di vista dell'evoluzione».

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