Un tetto o il sistema delle quote, limportante dal 2011 è «cambiare registro». Perchè «Milano è la città più accogliente e generosa dItalia, checchè ne dica qualcuno, e possiamo rimanere allavanguardia anche se diamo meno sussidi agli stranieri: sono il 16% della popolazione (esattamente 213mila su 1.118.000 residenti) e portano a casa il 40-70% dei servizi pubblici gratuiti, non è giusto nei confronti delle povertà italiane». Il capogruppo milanese della Lega Matteo Salvini, che ha già chiesto al sindaco Letizia Moratti di rivedere i criteri di erogazione degli aiuti, assicura che non si tratta «di leggende metropolitane», a chi è pronto a criticare il Comune sugli investimenti per lintegrazione, conferma la tesi del Carroccio («facciamo anche troppo») con i numeri. Un vero e proprio decalogo. Che parte con il «Progetto cicogna» (gli aiuti alle mamme in difficoltà): nei primi sei mesi dellanno il 70% è andato a immigrate. Passa per il Fondo sostegno affitti: il 65% a stranieri. Per il fondo anticrisi le proporzioni italiani-stranieri sono di 42 a 58. Ancora: nellanno 2008/2009 il 60% delle rette gratis ai nidi a favore di immigrati (1.780 su 2.841), la metà dei 2.930 sostegni ad affitto e altre urgenze, il 40% dei bonus bebè nel 2009. Su 892 case popolari assegnate nei primi dieci mesi dellanno ben 326 (il 35%) sono andate a extracomunitari nonostante il paletto dei 5 anni di residenza, e tra i primi 200 in lista dattesa oggi ci sono 92 stranieri. Dal prossimo anno gli immigrati saranno ammessi anche ai sussidi dati dai consigli di zona e a chiudere la lista cè il caso dei ricoveri in pronto soccorso al Policlinico nel 2006, quasi 20mila su 60mila anche se erano ancora il 10% della popolazione. «E la maggior parte delle volte non si trattava di urgenze ma di casi ambulatoriali, bisogna rivedere il sistema perchè lospedale non è il bancomat del medico di famiglia», avverte Salvini.
Ora, il capogruppo leghista domanda «al cardinale Tettamanzi, al sindaco, ma anche a sindacati e rappresentanti delle comunità straniere se in tempi di crisi è giusto nei confronti della povertà italiana il 16% degli stranieri porti via la maggior parte degli aiuti». Erogati sulla base di redditi Isee, numero di figli ma «vanno rivisti i criteri, perchè si sa che molti immigrati lavorano in nero e sono i più prolifici». Al sindaco («che è disposta a ragionare sulle quote») ha proposto le quote di servizi in proporzione alla presenza («arriviamo anche al 20% delle risorse, ma non al 70»), fa presente che a Verona «ad esempio vengono assegnati punti in più in base agli anni di residenza, in altri Comuni è agevolato chi è versa da più tempo le tasse». A protestare sono «anche tanti stranieri che sono qui a lavorare da anni e si vedono sorpassati».
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