Salvini attore nel film su Pisapia: «Per i milanesi è già un horror»

«Era molto più divertente la storia sul maxischermo. Per noi della Lega magari no, perchè abbiamo perso. Ma due mesi dopo persino per quei milanesi che hanno votato Pisapia si è già trasformato in un film horror, possono constatare che le parole che ha sprecato in quei giorni si sono già rivelate delle bugie». Il capogruppo del Carroccio Matteo Salvini è tra i «protagonisti» di «Milano 55,1», il docu-film sulle elezioni comunali presentato ieri al Festival di Locarno. Gli spezzoni girati da una cinquantina di registi per raccontare l’ultima settimana di campagna elettorale prima della vittoria di Giuliano Pisapia contro Letizia Moratti. C’è anche l’invasione del «popolo arancione» in piazza Duomo. «Penso che lo riproporremo ogni 2-3 mesi per fare il punto delle promesse che ha fatto e non ha mantenuto - ironizza Salvini -. Dopo aumenti del tram, Irpef e le nuove occupazioni dei rom penso che molti si siano già pentiti di aver festeggiato con tanto entusiasmo il vento nuovo».
I registi hanno seguito da vicino il rush finale della campagna di un candidato per schieramento, non scelti a caso: il leghista Salvini, che quand’era in maggioranza non ha risparmiato stoccate neanche alla Moratti, e il capolista del Pd Stefano Boeri che alle primarie del centrosinistra era candidato contro Pisapia. C’è anche un confronto-scontro tra i due sui problemi della movida alle Colonne di San Lorenzo (nella foto a destra). Con il lumbard che ammette con franchezza davanti alla gente e alle telecamere che «qui dovevamo fare meglio, quando non si è ottenuto un risultato non si nega l’evidenza e si chiede scusa». Ci sono gli incontri dell’archistar nelle periferie, gli slogan del centrodestra contro la «zingaropoli» di Pisapia.


Il titolo del documentario coordinato da Luca Mosso e Bruno Oliviero e prodotto in autofinanziamento, è la percentuale del risultato finale. «È un film in presa diretta - spiegano Mosso e Oliviero - non abbiamo voluto interviste frontali ma riprendere letteralmente quello che è avvenuto, mancano anche i nomi dei politici».

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