(...) nel giardino zen che sta di fronte alla sede dei sorteggi europei e che è stato ideato apposta per tendere all'atarassia, all'emancipazione dai vincoli delle passioni, riesce a mitigare l'amarezza, che è ancora fortissima negli occhi e nelle parole di Sergio Gasparin, direttore generale della Sampdoria, e dei due dioscuri che lo accompagnano a Montecarlo, il segretario Umberto Marino e il responsabile del marketing Marco Caroli. Persino la canzone di attesa del sorteggio, «Il regalo più grande» di Tiziano Ferro, se letta in chiave Champions, può fare male, male da morire...
E, vedendola in chiave derby, anche lo splendido filmato proposto dall'Uefa prima del sorteggio, che è il riassunto dei gol e delle azioni più belle della scorsa stagione, non fa benissimo al cuore dei doriani. Perchè è vero che lo spirito è assolutamente positivo e che l'Uefa vuole dimostrare in ogni modo (peraltro, riuscendoci) che l'Europa League non è una parente povera della Champions, ma un trofeo che brilla (quasi) allo stesso modo. Qualcosa da vetrina delle gioiellerie di Montecarlo, non un portaombrelli da piazzare all'ingresso della sede. E, obiettivamente, il livello delle quarantotto squadre ammesse al turno a gironi è di assoluto livello: dalla Juventus marottiana e delneriana al Manchester City manciniano, passando per il Liverpool, c'è gran parte della nobilità del calcio europeo.
Però, appunto, lo spot su quanto è bella l'Europa League, che dovrebbe far bene al cuore doriano, non ci riesce. Non per la Coppa, ma perchè fra le immagini scelte come spot della scorsa edizione c'è più Genoa di qualsiasi altra squadra italiana: un gol della Juventus, qualche immagine della Roma, e addirittura due scene per i rossoblù: una sciarpa con il Grifone in primo piano e una scivolata di Marco Rossi a evitare un gol già fatto.
Insomma, gli ingredienti per essere malinconici ci sono tutti. Anche perchè, come ripete Gasparin a ogni intervista, il colpo del novantaduesimo di martedì sera è tutt'altro che metabolizzato. Fra l'altro, il direttore della Samp, persona perbene, educata, seria, simpatica e capace, non è però propriamente un allegrone e, complice la sua cadenza triveneta, l'amarezza traspare tutta.
E invece. Invece, il sorteggio potrebbe essere un nuovo inizio. E, paradossalmente ma non troppo, la mancata qualificazione alla Champions potrebbe aprire splendide prospettive in Europa League, che - se ci si crede - potrebbe diventare il vero obiettivo della stagione doriana: nonostante la Juve, Mancini, il Liverpool e compagnia brutta, infatti, dai foglietti manovrati da Beppe Bergomi e dal bomber uruguaiano dell'Atletico Madrid Diego Forlan escono avversari assolutamente abbordabili: gli olandesi del Psv Eindhoven, gli ucraini del Metalist Kharkiv e gli ungheresi del Debreceni.
Certo, se uno avesse avuto intenzione di usare la Coppa per fare turismo per l'Europa, gli conviene mettersi il cuore in pace. E si spera che nemmeno il presidente della provincia di Savona Angelo Vaccarezza coinvolga i suoi due figli di undici e otto anni in trasferte che meriterebbero il telefono azzurro solo per chi pensasse di portarci dei minori: Eindhoven non è certo la più bella delle città olandesi; Kaharkiv è già tristemente nota ai doriani da un lato perchè ha eliminato la Samp tre anni fa, dall'altro perchè l'unica attrazione della città è una fabbrica di carri armati; e, sulla fiducia, Debrecen non promette nulla di buono. Anche se, in questo caso,c'è un precedente che fa ben sperare: in altre occasioni, per l'indisponibilità di uno stadio a norma Uefa, gli ungheresi hanno giocato a Budapest. E lì è un'altra musica: violini tzigani.
Gasparin, che non si sbilancia nemmeno se torturato, parla di «sorteggio equilibrato tecnicamente» ed è un elegantissimo sinonimo per dire che non è andata bene, ma benissimo. Certo, è anche vero che «l'impatto sotto l'aspetto geografico è improbo e le trasferte sono laboriose da crostruire, anche considerando che si gioca di giovedì. E poi ci toccherà andare, ad esempio, in Ucraina ad ottobre, ed in autunno il clima non è propriamente dei migliori». Il segretario blucerchiato Marino, uno che probabilmente sa anche il magiaro antico, i dialetti dell'ucraina interna e l'olandese dialettale, probabilmente sta già sudando freddo pensando al lavoraccio che lo aspetta.
Ma, per l'appunto, sono virgole in un romanzo che racconta di una Sampdoria per la quinta volta in Europa negli ultimi anni e della possibilità di passare agevolmente o quasi il turno, per poi sognare.
E, soprattutto, la splendida presentatrice scelta dall'Uefa per il sorteggio. Vederla è condizione necessaria e sufficiente a far passare ogni malinconia per essere qui stamane.
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