di Tony Damascelli
A ventotto anni si può essere disoccupati. E milionari. A ventotto anni si può essere un talento del football e non avere ancora capito che cosa questo comporti. A ventotto anni si può migliorare nel comportamento ma leducazione, la mala educazione, uno se la porta appresso comunque e dovunque. Diceva un lord inglese che il bon ton è stato inventato da uno che non aveva fame. Antonio Cassano è il riassunto di queste precedenti puntate e considerazioni. Arriva il punto, il momento e ritorna a Bari vecchia che è un presepe di case e di voci ma pure una serpentina di esistenze sghembe. Dicono che Antonio Cassano abbia offeso il presidente, lo afferma Riccardo Garrone che ne pretende il licenziamento. Dicevano che Antonio Cassano avesse offeso Buffon, il portiere della nazionale, nella persona della sua signora. Fu eliminato dal giro azzurro di Lippi anche per questo. Dicevano che Cassano avesse trattato a male parole Antonio Matarrese presidente della federcalcio, insultandolo nello spogliatoio. I testimoni confermarono. Si potrebbe continuare con Claudio Gentile, allenatore della Under 21 al tempo dei vagiti azzurri del barese.
Dicevano, dicono, diranno altre cose, una, dieci, cento sullo screanzato pugliese, genio della lampada pallonara in campo, balordo di gesti e parole quando la partita finisce.
Perché? Per chi? Ha buttato via le grandi occasioni della sua carriera, ha giocato a Roma ma lo hanno spedito lontano, ha avuto la fortuna di vestire la camiseta del Real Madrid e si è fatto deridere dagli spagnoli per la sua stazza da gabibbo; è andato a Genova dove ha trovato anche lamore, diventerà padre, ha recuperato la nazionale ma, in attesa della casina delle api e del biberon, alle coccole e alle carezze ha risposto con gli insulti al presidente che gli versa regolare e sontuoso salario, dopo avergli fatto dono nuziale di un servizio di piatti particolare, fondine e piani con la fotografia di presidente e calciatore uniti per sempre, per la Samp si intende. Roba daltri tempi, in tutti i sensi.
Il film di Cassano è, da sempre, lo stesso: in campo aspetti una sua finta, un suo passaggio imprevisto, il gol maramaldo. Di quello che accade fuori, non sai e, quando vieni a sapere, incominci a gettare il sangue, come si dice dalle parti sue, a invocare i morti, idem come sopra, perché uno così non può continuare a pensare come dieci anni fa, uno così, con quelle doti, con quella fame, non può vivere e parlare ancora, o sempre, come se si trovasse di fronte a spatriati, cafoni e delinquenti. Antonio Cassano era tale e quale a Bari, preciso a Roma, uguale a Madrid, anche a Genova ha ripetuto le stesse cose, lauto parcheggiata dove non si può e non si deve, lirrisione dei compagni, il ritardo negli allenamenti, gli insulti.
In questi fotogrammi non sa portare la mano davanti alla bocca, per nascondere parole spinte e furbastre, come ormai gli si vede fare da anni. Teme, quando si accendono le telecamere, di essere sorpreso in chissà quali misfatti ma, poi, a luce e microfono spenti, scarica il suo gergo, il cassanese puro, simpatico e maledetto. Dicono che sia turbato, che sia a pezzi, un ragazzo distrutto. Per un telegramma? Per la richiesta unilaterale di rescissione del contratto? Che cosa volete che siano in confronto a un pacco di milioni, alle fuoriserie, agli orecchini con i brillanti, alle seicento femmine conquistate? Roba piccola, fesserie, Garrone è un nonno, anche se, in verità, una delle definizioni, al centro del contenzioso, attribuite al calciatore, riguarderebbe letà del presidente abbinata alloggetto della deiezione.
È una bella storia nostrana, la solita storia che dividerà i tifosi, gli opinionisti, gli avvocati, i colpevolisti, gli innocentisti, i cassanisti, di ieri e di oggi.
Il totale? Non è né scherzetto, né dolcetto, la notte di halloween per Antonio Cassano è da incubo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.