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Samp, mondo all’incontrario: caccia Mazzarri e tiene Cavasin

Samp, mondo all’incontrario: caccia Mazzarri e tiene Cavasin

(...) E qui c’è da trasecolare. Perchè, prima di Di Carlo, l’unico allenatore che è stato pagato per starsene a casa dalla Sampdoria è Walter Mazzarri. Cioè il tecnico che sta rischiando di vincere lo scudetto con il Napoli. Cioè il tecnico che è descritto come straordinario da tutti coloro che ci hanno giocato. Cioè il tecnico per il quale le partite finiscono al novantasettesimo. Cioè il tecnico che ha creato un gioiellino perfetto sotto il Vesuvio.
Non si può neanche dire che sia un colpo di fortuna: Mazzarri - che un grosso difetto ce l’aveva e ce l’ha ed è quello di piangersi molto addosso e di avere una straordinaria fantasia nel cercare colpevoli che non siano lui stesso quando le cose vanno male - era bravo quando ha allenato a Livorno; era bravo quando ha salvato la Reggina con una penalizzazione infinita e, soprattutto, era bravo anche a Genova quando ha allenato la Sampdoria.
Forse in molti se lo sono dimenticati, ma il primo anno ha sfiorato la Champions mettendo in mostra il miglior gioco blucerchiato dell’ultimo decennio. E, soprattutto, inventandosi Palombo in un ruolo in cui era perfetto e sembrava davvero il miglior regista italiano, arrivando su livelli che non avrebbe mai più raggiunto dopo lo sfortunato infortunio. Basta? Non basta. Quando gli arrivò Cassano, Mazzarri ebbe l’intelligenza e la capacità di dosarlo alla perfezione, facendone lo straordinario giocatore che fece ri-innamorare di lui molti appassionati di calcio, ma riuscendo a vincere anche quando Cassano era squalificato dopo la partita contro il Torino.
Il secondo anno, certo, le cose andarono molto meno bene. La squadra non era attrezzata per i tre fronti e a Mazzarri vennero rifiutati gli acquisti di Aronica e Buscè, mica Messi e Cristiano Ronaldo (o Robben, secondo i gusti). Ma, nonostante questo e nonostante un gioco obiettivamente inferiore, il tecnico toscano - approfittando del fatto che le partite necessarie e sufficienti per arrivare in finale di Coppa Italia si contavano sulle dita di una mano - riuscì a portare il Doria in finale e la perse solo ai rigori.
Insomma, a uno così cosa gli fai? Un monumento. Alla Sampdoria no, lo pagarono per starsene a casa. E solo il fatto che De Laurentiis si stancò alla svelta di Donadoni, riuscì ad alleggerire le casse blucerchiate del costo del suo stipendio. Tutto legittimo, per carità. Fra l’altro, anche il cambio andò molto bene, perchè Gigi Del Neri poi portò la squadra in Champions.
Il problema è che, però, c’è qualcosa che non quadra se si paga a vuoto uno come Mazzarri e poi si chiamano prima Di Carlo e ora Cavasin. Fra l’altro, dopo aver dovuto sentire una parte della tifoseria telefonare alle televisioni per dire che l’unico uomo giusto per la Sampdoria era solo e soltanto Novellino, quello degli ultimi due anni da dimenticare, quello esonerato a Torino, quello riesonerato a Torino, quello esonerato a Reggio Calabria e quello che anche a Livorno, in serie B, chez Spinelli, non sta facendo sfracelli, tutt’altro. Per la cronaca: due vittorie, quattro pareggi e due sconfitte in otto partite, cinque delle quali in casa. Media: 1,25 punti a partita. In B. Detto tutto, almeno per capire il valore del silenzio.
Poi, certo, c’è Cavasin. Da quando è arrivato, la squadra ha perso due partite, pareggiato una, segnato zero gol, ma soprattutto ha messo in mostra un gioco ancor più inguardabile di quello già inguardabile del suo predecessore. E la partita con il Chievo, per bruttezza, forse le batte tutte.
Soprattutto, la partita con il Chievo - nonostante il commovente esodo dei tifosi blucerchiati in pellegrinaggio a Verona - le batte tutte per bruttezza nel modo di pensare e nell’approccio alla partita. A cosa serviva un pareggio a Verona? A cosa serviva non rischiare nemmeno di tirare in porta? A cosa serviva arzigogolare sulla «partita a specchio»?
Il problema è un’altro. Che al Chievo un punto a qualcosa serviva, ma alla Sampdoria un punto non serviva assolutamente a nulla. Il problema è che le squadre che stanno dietro, Bari compreso, giocano a calcio, mentre la Samp spesso e volentieri non lo fa. Il problema è che il Lecce ha vinto bene, il Brescia ha vinto bene e il Cesena ha pareggiato, ma giocando bene. E consolarsi con la sconfitta del Parma non serve a molto.
Eppure, Cavasin tiene in panchina Macheda - che con la maglia della nazionale under 21 gioca bene, quando non benissimo - e ora si è inventato in panchina anche Guberti, il capocannoniere della squadra. Poi dice che la squadra gli piace, che non va per niente male e, intervistato da Damiano Basso per il Secolo XIX, aggiunge: «Sembrerà un paradosso, ma per me è stato meglio che non sia arrivata la scossa dopo il mio arrivo alla Sampdoria...nel senso di vincere subito la prima partita. Perchè una vittoria immediata avrebbe creato poi dei problemi al processo di crescita. Che deve essere graduale, proprio come quello che stiamo facendo».


Ora, in attesa di vedere domenica con il Lecce un altro passaggio di questa «crescita graduale» e di vedere se Cavasin identifica quali sono i problemi del Doria, posso dire senza dubbio di avere individuato qual è il Problema: che questa è una squadra dove si pagano i Mazzarri per starsene a casa e si ingaggiano i Di Carlo e i Cavasin.
Questo è il Problema.

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