Anno nuovo, vita vecchia. Il Genoa, che prima di Natale con Malesani in panchina aveva subito a Napoli 6 gol che potevano essere 9, dopo l'Epifania con Marino in panchina ha incassato a Cagliari 3 gol che potevano essere 6. In compenso, avuta l'ennesima conferma di avere in Frey un portiere extra strong, è almeno risultato lampantemente chiaro che con i Kucka, Constant, Moretti, Seymour e Jankovic non si va da nessuna parte, mentre Jorquera deve giocare sempre (cosiccome Merkel e Veloso), a conforto dello speculare talento di Palacio, a pro di Gilardino. Diceva Fulvio Bernardini, l'indimenticabile Profeta del calcio, del quale ricorrerà venerdì il 28° anniversario della scomparsa: «Dammi uno che pari e uno che faccia gol, e in mezzo mettici chi ti pare». Il fenomeno Frey in porta e il Messia Gilardino là davanti, d'accordo. Ma per favore Preziosi metta qualcosa di più sostanzioso pure nel mezzo. E davanti a Frey. Perché d'accordo, il Grifo è al sicuro dacché Lecce, Cesena e Novara hanno alzato bandiera bianca con largo anticipo, ma non è da lui - intendo Preziosi - arrabattarsi nella parte destra del tabellone di serie A per un intero girone di ritorno.
Anno nuovo, vita vecchia. Nel giorno dell'Epifania, si mostra dall'alto a Marassi il Varese di Maran e molla alla Sampdoria di Iachini la sberla speculare a quella che le affibbiò il Pescara di Zeman. Per festeggiare nel peggiore dei modi l'addio al peggior anno dei 65 di vita blucerchiata manca ormai solo un tonitruante tonfo in serie C. Cos'altro presagire dai 5 miserevoli punti raccattati nelle ultime 8 partite giocate, 2 con Atzori in panchina, 6 con Iachini? Dal 4° posto in serie A con preliminari di Champions all'autoretrocessione più ignava della storia del calcio, giù giù fino all'attuale 11° posto in B alla fine del girone d'andata, con 16 punti dal Torino, 15 dal Verona, 14 dal Sassuolo, 13 dal Pescara, 12 dal Padova cui Iachini e discepoli dovranno far visita sabato. Dal 4° al 31° posto del calcio italiano in un anno e mezzo, negletto ostaggio di Milano (Guastoni) e ruota di scorta di Roma (Sabatini), la Sampdoria rovinosamente rotola giù per la china, disperatamente aggrappata al quinto gradino dalla zona play-off. Insipienza, miopia, presunzione: da 18 mesi in sede e a Bogliasco c'è di tutto e di più. Assenza di una guida che sappia davvero di calcio e possa agire autonomamente di conseguenza. Qui non s'investe, si spreca. Se fossi un Garrone a caso, andrei a caccia nella riserva di Corte Lambruschini. Si paga Cassano per farlo andar via. Si svendono Pazzini e Poli. Si regala Obiang alla Roma. Ci si fa soffiare Missiroli dal Sassuolo per la stessa cifra pagata al Brescia per Don Juan. Si manda Signori al Modena («Il migliore, debutto da ricordare» scrive la Rosea) e si va avanti con i Bentivoglio, Koman e dintorni, con un Palombo ridotto a uno straccio. Chiunque venga a Marassi dà lezione di calcio alla Sampdoria, squadraccia lenta, farraginosa, lunga come la fame, con la difesa e il centrocampo che fanno acqua e gli attaccanti malinconicamente dispersi nella prateria. Per l'amarissimo dopo Cassano-Pazzini nessuno qui ha preteso la luna.
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