Cronache

Sampierdarena e il miracolo Archivolto

Sampierdarena e il miracolo Archivolto

(...) persino al Campasso.
Ma le risposte, le risposte reali intendo, sono poche. Una, vera, è quella che non ti aspetteresti: il teatro. Perchè portare la gente fuori di casa la sera per andare in una piazzetta che sta proprio stretta fra via Buranello e il retroporto, sui viali che di notte sono terra di nessuno, è qualcosa da applausi. E il teatro dell’Archivolto, a Sampierdarena, l’ha fatto. Bene, bravi, bis.
Poi, personalmente, non sempre apprezzo le regie di Giorgio Gallione. Non fa parte dei miei beni culturali teatrali intangibili: Gabriele Vacis, per dirne uno, sì; Giorgio Gallione, dipende. Ma, per l’appunto, sono gusti personali. E spettacoli come I bambini sono di sinistra, una parte del lavoro su Pennac o il Seta tratto da Alessandro Baricco sono veri e propri capolavori. Anche di regia.
Quindi, viva l’Archivolto. Viva l’Archivolto anche se è un teatro dichiaratamente di sinistra. Viva l’Archivolto anche se è nel cuore di Claudio Burlando e di Marta Vincenzi (più di Claudio Burlando che di Marta Vincenzi). Lo diciamo noi prima che lo faccia qualche guardiano dell’ortodossia che guarda al colore della maglietta prima di valutare se una cosa è giusta o sbagliata, metodo perfetto per rimanere minoritari, all’opposizione e anche un po’frustrati per tutta la vita. Pensate che il nostro rapporto di amicizia con loro è nato da qualche mia stroncatura e da una polemica su uno spettacolo (più bruttissimo che brutto) di Daniele Luttazzi. Poi ci siamo parlati, ci siamo confrontati, ci siamo annusati, ci siamo capiti. É il più bel modo di crescere.
Soprattutto tanti auguri all’Archivolto, a Giorgio Gallione, a Pina Rando, a Danilo Di Termini e a tutta la loro squadra, perchè in questi giorni l’Archivolto compie vent’anni. Per festeggiarli, è uscito da Feltrinelli un libro che li racconta. Si intitola «...Con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole» e contiene questo gioiellino firmato da Michele Serra che mi piace condividere con voi: «Il teatro Gustavo Modena non è facile da trovare. É incastrato tra due lunghe vecchie strade parallele al mare, vie popolari strette con negozi modesti, case dall’intonaco affaticato, macchine parcheggiate a strati, puzzo di benzina, baretti di non entusiasmante nitore ma molto vissuti, parecchia gente in giro e quasi nessuno con l’aria di essere sceso in quel vasto angiporto urbano dai quartieri alti. Insomma Sampierdarena. Se non lo sai, che devi voltare lì, guardare lì, fermarti lì, il rischio è di passare oltre in un baleno, superando la minuscola piazzetta che cerca disperatamente di conferire alla facciata del Modena almeno un minimo di decoro, in mezzo a tutto quel casino. Se vuoi trovare quelli dell’Archivolto, insomma, devi andarteli a cercare. L’esatto contrario di quei teatroni borghesi che troneggiano in fondo a piazze sontuose, illuminati come torte di compleanno (...) I pochi che passano oltre perchè non l’hanno trovato (qualcuno è arrivato fino a Savona, scuotendo la testa), in genere ritornano indietro. E lo trovano. E vengono accolti a braccia aperte perchè nessuno ci contava più».

Auguri.

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