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San Siro militarizzato «Ma la legge funziona»

Stefano Zurlo

da Milano

E’una cornice gialla intorno alla macchia urlante dei tifosi ospiti. Una cinquantina di steward, regolarmente equipaggiati con pettorine o giubbotti color limone come da disposizione Uefa, stanno su lato sinistro del settore riservato agli ultrà in trasferta al Meazza. Altrettanti, li chiudono alla destra, trenta-quaranta fanno cordone nelle gradinate sottostanti e altrettanti sopra, perchè non si sa mai. In tutto un anello coreografico di quasi duecento “figuranti“, dislocati nel primo anello, quello blu. La rivoluzione voluta dal decreto Pisanu comincia con loro e le loro divise squillanti. «Prima - spiega Stefano Filucchi, responsabile sicurezza dell’Inter - a separare i supporter delle squadre avversarie c’erano le forze dell’ordine. Il decreto Pisanu ha cambiato le carte in tavola». Sono gli uomini in giallo a dividere, come il mar Rosso, i tifosi. «Certo - osserva il consigliere di Massimo Moratti - in un certo senso gli steward sono un po’come i caschi blu dell’Onu. Osservatori, attenti e scrupolosi, che però non possono intervenire». Se qualche scalmanato passa alle mani, allora la forza di interposizione lascia il campo agli agenti. «Però non sono personaggi decorativi, anche se sono colorati: seguono corsi, supervisionati dalla Questura, per fronteggiare le situazioni di stress e poi antincendio, evacuazione, pronto socccorso».
A San Siro, quando gioca l’Inter, gli “assistenti“ presenti sono in tutto 600-700, sparsi un po’ ovunque. E divisi in due grandi famiglie: gli steward dell’Assi, formati direttamente dal club nerazzurro; e quelli presi dalle agenzie specializzate. «Naturalmente - spiega Filucchi - ci vorrà del tempo per avere un gruppo omogeneo, ma il nostro obiettivo è quello». Qualcuno storce il naso il naso, perchè le agenzie che addestrano il personale per gli stadi sono le stesse che selezionano i buttafuori e i gorilla da piazzare, non solo a scopo preventivo, sulle porte di night e discoteche.
«Ci vuole pazienza - aggiunge Filucchi, fino all’inizio del 2004 uno dei più stretti collaboratori del capo della polizia Gianni De Gennaro -. E poi attenzione, è vero che gli steward non possono intervenire, ma il decreto Pisanu li ha comunque equiparati agli incaricati di pubblico servizio». Dunque chi li tocca o li apostrofa può finire nei guai. Fra un mese poi, gli osservatori avranno un alleato in più: una barriera mobile (smontata quando c’è il Milan) di cristalli antisfondamento, ad avvolgere ulteriormente i 2500 posti assegnati ai tifosi esterni.
Alcuni steward salutano con un cenno degli occhi lo “007“ di Moratti che ha ormai raggiunto la base della curva: il loggione delle diverse famiglie del tifo interista. Da qui, il 12 aprile, è partita la sciagurata sventagliata di petardi e fumogeni: 200 “proiettili“ che hanno trasformato il derby di Champions in uno spettacolo indecente. Per il Pm Fabio Roia, che ha indagato a lungo su quella notte di follia, i disordini non furono premeditati. E’ già un punto fermo, ora anche il decreto Pisanu prova a mettere ordine e sicurezza da quelle parti. «Naturalmente - riprende il tecnico - qui non siamo alla Scala, ma qualcosa sta cambiando». Come? «Con due strumenti: la videosorveglianza», il grande occhio elettronico capace di inquadrare, ingrandire, passare alla moviola il più piccolo dettaglio; «poi il biglietto nominativo», quello che provoca code, mugugni e intasamenti agli ingressi. Filucchi allarga le braccia: «Il meccanismo funzionerà al meglio fra un anno quando saranno pronti i 160 tornelli da sistemare ai cancelli con relativi lettori elettronici dei biglietti. Per ora, tutte le reti di sicurezza presentano smagliature.

Serve pazienza».

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