San Suu Kyi: "Mai violato domiciliari"

Ha preso la parola per la prima volta Aung San Suu Ky, nel corso del processo che potrebbe costarle 5 anni di carcere, ribadendo di non avre mai violato gli arresti domiciliari. Frattini: "Sanzioni per la Birmania"

San Suu Kyi: "Mai violato domiciliari"

Rangoon - Prende la parola per la prima volta nel processo che potrebbe costarle 5 anni di carcere. E lo fa proprio nel giorno in cui i Paesi europei e asiatici hanno chiesto compatti la sua liberazione, Aung San Suu Kyi ha dichiarato oggi di non aver pensato che concedere "rifugio temporaneo" all’americano John Yettaw - presentatosi a sorpresa nella sua residenza di Rangoon a inizio maggio - costituisse una violazione delle regole dei suoi arresti domiciliari.

Appello dei ministri per la scarcerazione Gli avvocati di Suu Kyi, 63 anni, avevano già argomentato che il premio Nobel per la Pace aveva accettato di ospitare l’intruso - dalle quattro del 4 maggio alla mezzanotte del giorno dopo, ha specificato la donna oggi - solo perchè impietosita dalla sua mancanza di forze che gli avrebbe impedito di tornare indietro a nuoto. In attesa che la testimonianza dell’imputata riprenda domani, dai ministri degli esteri di Unione europea e Asia (Asem) è giunto "l’appello alla rapida liberazione delle persone in stato di detenzione e l’eliminazione delle restrizioni ai partiti politici" in Birmania, dove si calcola che circa 2.100 dissidenti siano in carcere.

Le accuse della polizia La presa di posizione è maturata nel vertice dell’Asem svoltosi ad Hanoi, nel quale anche la Cina - finora una fedele protettrice dei generali birmani - ha partecipato al comunicato finale contro il regime. Nel frattempo, la giunta militare non ha rinnovato gli arresti domiciliari di Suu Kyi, in scadenza domani. La decisione è in linea con le dichiarazioni rilasciate oggi dal generale della polizia Myint Thein. Secondo l’alto ufficiale, le autorità stavano considerando l’idea di rilasciare Suu Kyi - prigioniera in casa per 13 anni dal 1989 a oggi, e ininterrottamente dal 2003 - per "ragioni umanitarie": ma sono state costrette a ripensarci quando "si è verificato l’inatteso episodio dell’intrusione dell’americano".

Frattini: "Incrementeremo le sanzioni" "L’Italia è sempre stata favorevole a una linea: confermare le sanzioni al regime della Birmania, sanzioni che potranno essere incrementate o ridotte a seconda del comportamento che la giunta militare terrà". Lo ha detto il Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini a Sky Tg24 commentando la vicenda che coinvolge la leader dell’opposiizone birmana Aung San Suu Kyi, che è sotto processo e rischia una condanna a 5 anni.

"Vogliamo che la San Suu Kyi sia liberata, che il processo non sia una farsa e che la testimonianza che lei renderà davanti al Tribunale birmano non sia una beffa per il mondo intero. Per questo - ha proseguito il ministro - ci uniamo agli appelli affinchè questa grande combattente di libertà sia liberata".

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