Milano - La soluzione per smaltire i troppi ricorsi dei clandestini irregolari, a cui è stato negato il permesso perché finti rifugiati politici? Lapalissiano, regolarizzarli con un permesso «per motivi umanitari». Nero su bianco sulla circolare della Commissione nazionale per il diritto d’asilo, una struttura del Viminale, spedita via fax il 14 aprile scorso alle associazioni del terzo settore che fanno da mediatori tra lo Stato e gli immigrati che cercano di rimanere in Italia oltre il dovuto. I destinatari dell’informativa, di cui le questure stanno apprendendo l’esistenza solo in questi giorni grazie alle frequenti visite di immigrati che chiedono informazioni su una fantomatica «sanatoria» del governo, sono infatti la Caritas, i Medici senza frontiere, Amnesty, il Ciac (Centro immigrazione asilo e cooperazione internazionale) e anche una certa Associazione Comitato Centri Sociali. Associazioni cui il Viminale chiede la cortesia di «voler curare la diffusione della modulistica » allegata alla circolare, «al fine di facilitarne l’accesso» ai clandestini interessati alle novità sul loro soggiorno italiano.
Nella pagina faxata alle varie onlus e firmata dal prefetto Fausto Gianni, presidente della Commissione ministeriale, ci sono davvero le premesse per una sanatoria a oltre 1.300 clandestini, i quali hanno fatto ricorso contro la decisione dell’ex Commissione centrale che aveva negato loro il permesso di soggiorno, non riconoscendoli come autentici rifugiati politici. Ora il ministero decide di mettere fine al contenzioso, ma non perché si sia ricreduto sulla veridicità della domanda. Non si contesta affatto la vecchia decisione, ma si fa un calcolo di tutt’altro genere. «A causa della mole di contenzioso - si legge nella circolare - si è reso necessario studiare una soluzione al fine di deflazionare il carico dei tribunali». Cioè, siccome i ricorsi degli immigrati irregolari già bocciati dalla commissione sono tanti e rischiano di occupare troppe giornate dei giudici amministrativi, bisogna trovare un’idea brillante.
E l’idea è due righe dopo nel testo, lì dove il presidente Gianni spiega che «d’accordo con il capo Dipartimento per l’immigrazione», altro dipartimento del ministero, «in via di autotutela si ritiene di procedere all’esame di tutti i casi di contenziosi pendenti e di chiedere al questore il rilascio di un permesso per motivi umanitari subordinato alla rinuncia del richiedente asilo agli atti del giudizio in corso». In altre parole, il clandestino-finto rifugiato politico ritira il suo ricorso e in cambio il ministero gli offre quello che voleva, il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Pur sapendo che non è un perseguitato politico e tantomeno un esule.
Il rischio della «soluzione» decisa dal ministero è quello di aprire le cateratte a una serie infinita di nuovi ricorsi. La legge non prevede infatti un limite temporale per chi si è visto negato il permesso e voglia fare ricorso per ottenerlo. E la circolare del ministero non fissa nessuna data a partire dalla quale o entro la quale si abbia diritto al permesso «d’ufficio». Perciò, sulla base di questa decisione, potenzialmente qualunque clandestino potrà far valere il precedente giuridico, e pretendere il riconoscimento del suo status di rifugiato politico. «Rischia di essere una sanatoria permanente», sussurrano i responsabili nazionali degli ispettori di polizia. E la notizia è già girata negli ambienti giusti.
Al Viminale arrivano continuamente telefonate dalle associazioni che suggeriscono agli immigrati tutte le scorciatoie che la legge permette. Vogliono sapere con esattezza quanti quintali di manna sono piovuti dal cielo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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