Sangalli: "Meno fisco e riforme per crescere di più"

Il presidente di Confcommercio: "Il credito è più che mai necessario alle pmi. I contratti nazionali si rinnovano ma non muoiono"

Sangalli: "Meno fisco e riforme per crescere di più"

«É arrivato il momento di accelerare sulle riforme, per ir­robustire la crescita. E la rifor­ma delle riforme è quella fisca­le. Sul fisco non c’è tempo da perdere». Carlo Sangalli, presi­dente della Confcommercio, fa sue la parole dette da Giulio Tremonti a Cernobbio. E illu­stra la sua ricetta: stabilità poli­tica, nuovi contratti, meno tas­se, focus su Mezzogiorno e gio­vani.
Intanto, la ripresa c’è o no? Come vede l’autunno?
«Non è difficile prevedere per l’autunno uno scenario economico e dei consumi in li­nea­con quanto abbiamo regi­strato finora: una crescita che a consuntivo 2010 non dovreb­be superare l’1%, con consu­mi delle famiglie a livello assai modesto. Sono in ripresa le im­prese manifatturiere che esportano, ma non basta: oc­corre anche irrobustire la do­manda interna».
Insomma, è davvero arriva­to il «tempo dello svilup­po», come dice Tremonti?
«Il ministro ha colto nel se­gno, ed è davvero giunto il mo­mento di acceler­are sulle rifor­me per irrobustire le prospetti­ve di crescita. Ora serve una buona politica industriale, ma anche potenziamento del­le infrastrutture, sostegno al­l’innovazione, valorizzazione del turismo, accesso più age­vole al credito...».
L’interrompo. Teme che il caso Unicredit possa riper­cuotersi in qualche modo sul credito bancario alle pmi?
«Oggi il credito è più che mai necessario alle piccole im­prese. Faccio appello alla lun­gimiranza delle banche per es­sere le più vicine possibile al­l’impresa, altrimenti c’è il ri­schio che molte piccole azien­de scompaiano».
Che cosa chiedete, invece, alla politica?
«Stabilità, e dialogo. Col con­fronto muscolare non si va da nessuna parte: la fine anticipa­ta della legislature deve essere considerata una ipotesi di ulti­ma istanza. La politica deve concentrarsi sulla riforme eco­nomiche e sociali».
La Confcommercio ha una proposta?
«Sì, un patto per la crescita, l’occupazione e lo sviluppo, un patto per modernizzare l’economia e la società, e che sia cucito su misura sulle ca­ratteristiche del nostro tessu­to economico e produttivo, riconosca la centralità dell’im­presa, di quel popolo che si ri­conosce in Rete Imprese, la re­te innovativa che ha messo in­sieme tutte le principali asso­ciazioni, dando una piccola le­zione alla politica».
Ecco, il lavoro è un argo­mento centrale.

A partire dall’accordo di Pomiglia­no, si sta davvero avviando una nuova stagione di rela­zioni sindacali?
«La contrattazione naziona­le non muore, ma si rinnova secondo un modello non anta­go­nista di confronto fra capita­le e lavoro. Il rafforzamento della produttività e la parteci­pazione salariale ai risulati d’impresa possono rappre­sentare una grande occasione per rafforzare crescita e occu­pazione».

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