Antonella Aldrighetti
I cittadini del Lazio, di questo passo, cominceranno ad augurarsi che prima o poi il governatore Piero Marrazzo decida di rispettare una sorta di silenzio ascetico visto che, ogniqualvolta tratti argomenti di finanza regionale, è per annunciare il rinvenimento di nuovi debiti pendenti sui capitoli sanitari. Da quando la giunta ulivista governa la macchina regionale il deficit è aumentato del 50 per cento mentre, per effetto dellaumento della pressione fiscale, è possibile sperare che, nel 2006, scenda a 1,2 miliardi di euro.
Bisogna fare però un passo indietro per analizzare le varie facce del debito. Già, perché mentre a novembre 2005, secondo i conteggi della Pisana, il debito era di 1.231 milioni di euro per il pregresso e di altri 1.880 per lanno corrente, oggi, a meno di un anno di distanza, quello stesso ammontare è triplicato superando il traguardo dei 10 miliardi di euro (10.196 milioni). Cifra che a sentire lex telegiornalista di RaiTre sarebbe stata rinvenuta nei computi patrimoniali sviluppati dal 2001 al 2005 di Asl e aziende ospedaliere. La differenza, di cui 2mila milioni da ricevere pronta cassa dal governo nazionale, sarebbero debiti dei fornitori in capo a ogni azienda e comunque inseriti in quegli stessi bilanci che la giunta regionale aveva già finito di approvare a inizio settembre. Vale a dire che «il debito sanitario improvvisamente comparso per altri 6 miliardi di euro riferibili, inutile dirlo, alla precedente gestione non aumenta il disavanzo ma ne fa parte e si configura - replica il senatore Andrea Augello (An) e già assessore al Bilancio nella giunta Storace - come un accumulo che discende dalle gestioni pregresse, con cui tutti hanno dovuto fare i conti». Eppure Marrazzo ha fatto una «chiamata alle armi» in piena regola dinanzi a una silente platea di manager sanitari in carica, allo scopo di «chiedere aiuto al governo nazionale per aprire un tavolo appropriato sul caso Lazio», chiosa il governatore. Secondo il quale «il responsabile ha un nome e un cognome: lex giunta di centrodestra di Francesco Storace».
Ma questo continuo piagnisteo su quanto ha mal governato il predecessore sta diventando una saga tediosa che merita una replica: «Nel 2006 con Marrazzo il deficit è lo stesso che si registrava nel 2004 con Storace, ma imprese e cittadini pagano ora, tra Irpef e Irap, 800 milioni di euro di tasse in più», dice il vicepresidente della commissione Sanità del Senato Cesare Cursi (An), secondo il quale il vero «caso» si deve aprire sulla Campania, dove il deficit è davvero drammatico e dove il rating è inequivocabilmente a rischio: «Quanto al Lazio oltre alle pesanti responsabilità di Piero Marrazzo nel rinunciare a 700 milioni di euro di cartolarizzazioni - continua Cursi - viene fuori che ormai abbandonata la politica degli annunci e si è passati a quella della confusione: per scappare dalle responsabilità gli è rimasta la fuga in avanti degli Stati generali della sanità».
A puntare lindice sulla gravità delle argomentazioni di Marrazzo il capogruppo regionale di Forza Italia Alfredo Pallone che, pur chiarendo quanto lattuale situazione debitoria nella Regione sia frutto della stratificazione dei disavanzi maturati prima ancora della giunta Badaloni, precisa che «lincertezza informativa è tanto più grave se si considera che la Regione è tenuta a garantire una seria copertura del debito come impone il patto per la salute che obbliga alla stipula di un piano di rientro dalla situazione debitoria».
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