Sanità, i «tagli» fasulli della Regione

Penelope prima faceva e poi disfaceva. Marrazzo cambia l’ordine dei fattori: prima disfa e poi rifà. E il risultato non cambia. La tela della spesa sanitaria è sempre allo stesso punto, tinta di rosso cupo. Un lavorio inutile. Di più, una presa in giro. È l’impressione che si ricava dal confronto tra i tagli in materia sanitaria varati il 24 luglio scorso per tappare l’ennesina falla nel bilancio e la legge di variazione di bilancio in materia di spesa sanitaria licenziata pochi giorni dopo, il 4 agosto. Legge, quest’ultima, che assomigliò tanto a un colpo di mano e che vanificò in parte i tagli precedenti. Dei 125 milioni di euro racimolati sforbiciando qui e là, la Penelope della Pisana ne reinserì ben 25. Un giochetto ben studiato se è vero, come denuncia Fabio Desideri, capogruppo regionale della Dc per le Autonomie, che «mentre la manovra di luglio ha subito un controllo nel merito da parte del governo, perché si inserisce nel solco tracciato dal piano di rientro del deficit, l’assestamento di bilancio di agosto rappresenta un atto che non rientra nella sfera della verifica». In soldoni: pubbliche virtù e vizi privati.
Tutto nasce in piena estate, quando la Regione rimodula il disavanzo sanitario netto per l’esercizio 2006, correggendolo da 473 a 598 milioni. Insomma, alla Pisana prendono atto che il già consistente buco sanitario si è smagliato ancora un po’ e urge reperire 125 milioni. Detto fatto, si introducono variazioni allo stato di previsione di spesa: le forbici colpiscono ovunque, ove in maniera drastica (meno 8,194 milioni per i contributi all’edilizia abitativa, meno 5 milioni per la formazione permanente), ove in modo risibile, come per il taglio di 2500 euro ai servizi culturali e scientifici di aziende ed enti regionali e per quello di 7500 euro alle spese per il censimento dei locali storici.
Bambole, non c’è una lira. Poi, pochi giorni dopo, con una azzardata retromarcia favorita dal clima ormai agostano, molti tagli vengono ricuciti. Ed ecco ricomparire come per miracolo i 125mila euro per la protezione della fauna, i 772mila per l’attuazione del diritto allo studio, i 200mila per la partecipazione della regione alle Maccabiadi, evento evidentemente imperdibile, e i 100mila per il funzionamento delle strutture della presidenza e della vicepresidenza della giunta. In molti casi addirittura la mano destra dà molto di più di quanto la mano sinistra aveva tolto: è il caso degli interventi promozionali per le fiere, le mostre e i mercati di prodotti agricoli e zootecnici: il taglio era di 1,25 milioni, il rifinanziamento di 1,94. E che dire della promozione e conoscenza dell’attività fieristica e della produzione di beni e servizi della piccola e media impresa? Voce, questa, penalizzata inizialmente per 125mila euro e poi «risarcita» con 200mila.

Per carità, cambiare idea è legittimo, ma intanto il debito sanitario marce indietro non ne fa e avanza inesorabile. «I documenti ora pubblici - sentenzia Desideri - smascherano il gioco delle due carte del centrosinistra e spiegano perché, a ottobre, ci ritroviamo a dibattere dei conti che non tornano».

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