Roma

«La sanità laziale è in grave ritardo»

Antonella Aldrighetti

«Basta con gli annunci, servono i fatti. Siamo in pesante ritardo sulla tabella di marcia». Stigmatizza così il «cantiere sanità» Cesare Cursi, vicepresidente della commissione Sanità del Senato, responsabile del dipartimento Sanità di Alleanza nazionale.
Quali dovrebbero essere invece, senatore, i primi risultati quantificabili della politica sanitaria della giunta Marrazzo?
«Il presidente della Regione invece di propagandare annunci sulla riorganizzazione dell’ospedale San Giacomo, del Sant’Eugenio, San Giovanni, Grassi di Ostia e del Policlinico Umberto I, parli delle dinamiche economiche che intende mettere in campo per produrre risorse finanziarie congrue».
Per ora tra i fatti già constatati dai cittadini del Lazio, si annovera l’incremento delle addizionali regionali. Saranno sufficienti a tamponare il deficit sanitario?
«Piuttosto vorremmo conoscere il piano di rientro del deficit: com’è stato scadenzato, com’è stato predisposto e quali settori d’azione verranno preferiti rispetto ad altri. Finora, tango a ribadirlo, abbiamo assistito solo a una bella serie di presentazione su quello che dovrebbe esser fatto. Senza dire però quando».
Qualche scadenza temporale sull’entrata in vigore del piano di limitazione delle liste d’attesa però è stata data...
«Peccato però non sia stata attuata. Vengono individuate le classi di gravità delle patologie per favorire i pazienti ad accedere a esami specialistici e diagnostici ma si perde di vista l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce. I tempi d’attesa debbono essere abbreviati. E proprio su questo argomento s’innesta il piano di utilizzazione di medici e infermieri per le urgenze e le emergenze che è già richiesto dai sindacati di settore a Marrazzo. Anche su questo siamo fermi alle chiacchiere. Lo dimostra pure il fatto che manca anche il piano di utilizzo dei fondi ex articolo 20/1988 per le strutture sanitarie. Che cosa ne è stato, poi, dei fondi residui e dove sono stati impiegati? Il dito contro il colpevole ritardo attuativo delle politiche sanitarie l’hanno puntato tutti i sindacati, nessuno escluso, senza escludere pure Cittadinanzattiva».
Che ne dice dell’«affare Policlinico», del piano di ristrutturazione presentato ormai mesi orsono e della velleità, da parte del manager Ubaldo Montaguti, di valutare la dismissione di una parte di immobili?
«Bisogna accorciare i tempi per definire i progetti e farli partire altrimenti tutti i fondi erogati dal governo Berlusconi per la ristrutturazione edilizia, andranno persi. È ora che vengano sottoscritte date e procedure».
Il punto sulla gestione della politica sanitaria da parte di Marrazzo?
«In primo luogo, c’è da chiedersi dove vengono reperite le risorse finanziarie per la riorganizzazione ospedaliera visto che tra le pieghe del bilancio e dell’assestamento non ve n’è cenno; altrettanto per il piano di rientro del deficit non ci sono programmi; per le liste d’attesa manca uno scadenzario definito perché entrino in vigore i tempi stabiliti e soprattutto oltre alla classificazione della gravità delle patologie sulle quali verte l’indagine medica da seguire si deve tener conto del valore della prevenzione e della diagnosi precoce; per il piano di utilizzazione di medici e infermieri per l’emergenza, i sindacati l’hanno richiesto senza avere risposte.


Infine, il caso Policlinico per cui appunto non c’è ancora il progetto e i soldi andranno in prevenzione.

Commenti