La sanità ligure si adegua al Terzo Mondo

La sanità ligure si adegua al Terzo Mondo

(...) di corpi e salute». Così si legge nel documento avallato dalla giunta Burlando che prevede anche l’inserimento di intermediatori culturali presso consultori, strutture ospedaliere e pronto soccorso ma che aggiunge anche la priorità di attivare percorsi di formazione all’interculturalità per tutti gli operatori sanitari e il personale medico ad ogni livello.
È in questa ottica che i medici di famiglia e di medicina generale saranno invitati a sostenere anche corsi di «etnomedicina», parolaccia radical chic che sta a significare come il personale medico dovrà studiare modalità terapeutiche e programmi di cura dei colleghi di paesi di provenienza dei pazienti. La denuncia arriva dal capogruppo del Popolo della Libertà in consiglio regionale Matteo Rosso saltato sulla sedia dopo aver letto il documento presentato dalla giunta e che si dice pronto ad organizzare le barricate quando il piano sarà messo in discussione nell’aula di via Fieschi «perché non è tollerabile che i nostri medici non abbiano il filo per cucire le ferite della gente e la sanità sprechi fondi consistenti per mandarli a scuola. Pensate che anche l’immigrato preferisca trovare in ospedale il medico o che gli venga detto che in quel momento non c’è personale perché impegnato a studiare l’arabo?» attacca l’esponente di centrodestra. Una accusa che fa il paio con la decisione di assumere intermediatori culturali nelle strutture mediche e che Rosso boccia senz’appello: «Nei nostri ospedali abbiamo bisogno di infermieri, farmaci, garze e ferri per operare. Chi glielo va a dire ai medici che non potranno avere attrezzature per la sala operatoria perché si buttano soldi nell’assunzione di traduttori?».
E per rendere più agevole l’inserimento degli immigrati nel sistema sanitario nazionale non basta che il personale medico impari la lingua, così la Regione ha predisposto anche una Carta dei servizi per la tutela della salute dei migranti che spieghi quali sono le possibilità di cura e assistenza, le caratteristiche, il funzionamento e l’accesso al Servizio sanitario pubblico aprendo anche il portafogli per finanziare la sperimentazione di un piano per le prestazioni relative alla circoncisione rituale maschile.
Ma tutti i servizi del sistema sanitario la Regione vuole estenderli indistintamente anche alla «popolazione immigrata non in regola con il permesso di soggiorno» (cioè i clandestini), che avrà servizi territoriali dedicati «ovvero luoghi per l’accoglienza, la cura e l’erogazione di servizi sanitari per cittadini stranieri senza documenti di soggiorno, con particolare riguardo alle cure pediatriche e alla tutela della salute materno infantile, nei quali sia possibile effettuare visite mediche, ricevere cure essenziali e farmaci, consulenze su servizi sanitari disponibili a ritrovare servizi di mediazione culturale», così si legge nel testo del piano.

«Anche in questo contesto esprimeremo la più totale contrarietà, fatta salva la parte pediatrica - prosegue il capogruppo Pdl -. Stanno creando discriminazioni alla rovescia: si dà continua precedenza e tutela agli immigrati. Non possiamo permetterlo». Il tutto è finanziato per tre anni a 380mila euro l’anno. Chapeau.

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