Le coop sono servite: si rafforza il business delle imprese sociali nel comparto sanità. Se è vero che si continua a gridare «al lupo, al lupo» quando si conteggiano le risorse che annualmente ogni azienda sanitaria impegna per lesternalizzazione dei servizi è pure vero che, tra breve, non si potrà più tacciare chi esternalizza di spreco finanziario visto che buona parte delle cure primarie sarà appaltata a imprese private. Di diritto. Lo prevede il disegno di legge del ministro della Salute Livia Turco in materia di «Interventi per la qualità e la sicurezza del Servizio sanitario nazionale» che sancisce la nascita dei servizi socio-sanitari come presidi della medicina di base dove convivranno lassistenza sociale e quella sanitaria. Neanche a dirlo saranno le coop ad avere la maggiore possibilità di accaparrarsi il campo dazione che riguarderà tutte le specialità oggi erogate negli ambulatori di prossimità. Parlare di ambulatori quando verrà approvato il Ddl del ministro diessino sarà quasi anacronistico: meglio la dizione «Case della salute» che saranno gestite parimenti dal comune per quanto riguarda lassistenza sociale e dalla regione per larea dintervento sanitario. Migliorie nellofferta ai cittadini? Poche o quasi nulle. E il perché si deduce dal jaccuse della Fials Confsal del Lazio che osserva: «Il progetto, semmai verrà attuato, produrrà un inevitabile declino dellofferta sanitaria pubblica a scapito delle professionalità mediche e infermieristiche già esistenti sul territorio, a danno degli utenti e a beneficio esclusivo delle coop. Infatti laccorpamento del servizio sanitario, gestito dalla Regione, e di quello sociale, gestito dal singolo Comune, andrà a toccare i principi della sanità di prossimità che sempre più spesso si correla ai bisogni di salute del cittadino. Ecco perché laccorpamento di queste due diverse tipologie di assistenza va a svilire necessariamente le specialità mediche dirette ai pazienti più deboli e malati». E dal sindacato autonomo, dopo la critica pungente, arriva pure la proposta alternativa. «Piuttosto il ministro Livia Turco dovrebbe comprendere che nella sanità vanno premiate tutte le professionalità mediche e infermieristiche piuttosto che equipararle a chi presta servizio nelle imprese sociali a volte anche senza adeguato titolo per il lavoro che svolge - sostiene il segretario regionale Gianni Romano -. Ci aspettiamo che le asl attivino i concorsi per lassunzione di infermieri e tecnici di laboratorio anziché appaltare i servizi allesterno con costi esorbitanti. Non vorremmo infatti che questo Ddl sia lennesimo regalo alle imprese sociali e lulteriore colpo di scure al servizio pubblico visto che si prevede laffidamento congiunto da parte di Asl e comuni a soggetti privati che erogano prestazioni socio-sanitarie».
Nel Lazio però la strada al Ddl Turco è già spianata. Come ha anticipato il Giornale, proprio ieri, la giunta Marrazzo ha approvato un provvedimento per la gestione congiunta della sanità di prossimità come servizio sociale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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