La sanità pubblica laziale si affida alle cure... militari. Non è una battuta, ma il risultato di un accordo stipulato tra la Regione Lazio e il «Celio». Si tratta di una convenzione per 16 posti letto disponibili per i cittadini romani nella struttura guidata dal generale Germani per far fronte alle emergenze ed ai sovraffollamenti di questo periodo estivo. E già dallaltra sera 4 degenti capitolini sono ospiti del nosocomio dellesercito.
In verità sembra quasi che questa notizia la Regione Lazio abbia quasi avuto pudore nel pubblicizzarla. La nota diffusa dal vicepresidente della giunta Esterino Montino è stata infatti battuta dalle agenzie di stampa soltanto alle 22 di giovedì, troppo tardi per essere adeguatamente ripresa. Sicuramente lallarme deficit della sanità laziale (per il quale lo stesso Marrazzo ha ricevuto pesanti bacchettate prima dal governo Prodi e poi dai tecnici del ministero dellEconomia del governo Berlusconi) non fa dormire il presidente Piero Marrazzo. Del resto, lui riveste un duplice incarico (governatore della Regione e commissario straordinario della Sanità) fatto che lo costringe a una serie di azioni draconiane: prima chiude il «San Giacomo» operativo da oltre 700 anni in città e poi trasforma in poliambulatorio il «Regina Margherita», con danni incalcolabili per gli abitanti del centro storico e di Trastevere; quindi decide di mettere mano alla rete ospedaliera dei Castelli Romani finendo per emarginare alcune realtà importanti come lospedale «San Sebastiano» di Frascati in stato di quasi totale abbandono; poi, rinnegando quanto egli stesso affermava in sede di campagna elettorale e anche dopo, reintroduce il ticket sulle ricette; quindi dà il via alla onerosa ristrutturazione del «Pertini» il cui pronto soccorso serve una gran parte della zona est di Roma; per non parlare del mancato abbattimento delle liste dattesa che restano, anche sotto la sua gestione, a livelli pesantissimi. E i conti non si sono risanati, anzi.
Insomma, sembrava che a Roma e nel circondario ci fossero troppi posti vuoti negli ospedali, opera di una cattiva organizzazione delle strutture che ha portato la spesa sanitaria fuori controllo. Eppure il sovraffollamento è un dato di fatto, basti guardare cosa accade quotidianamente nelle astanterie degli ospedali delle periferie romane come il «Policlinico Casilino», le «Figlie di San Camillo» o il «Policlinico Tor Vergata». A meno che non si tratti di un fenomeno di bilocazione dei pazienti (seppur recente è il caso del San Giovanni dove è stata scoperta una truffa attraverso la quale veniva gonfiato il numero dei degenti ricoverati nellospedale per ottenere più soldi dalla Regione), il dilemma è dobbligo: se a Roma cè il timore di un sovraffollamento perché mai si chiudono gli ospedali?
A parte il fatto che una nuova convenzione ha i suoi oneri (a proposito: ma quanto costeranno questi 16 posti letto?), su queste scelte manageriali discutibili si è alzata la voce di Fabio Desideri (Pdl), vicepresidente della commissione Urbanistica del Consiglio regionale. «È una vergogna - ha affermato -. Gli attuali amministratori avevano promesso, 4 anni fa, di voler cambiare in meglio tutto il comparto, ottimizzando il Recup, abbattendo le liste di attesa, abolendo i ticket. In effetti il cambiamento sè verificato, ma in peggio.
Insomma Marrazzo manda i romani sotto la naja. Speriamo solo che non li costringa a scattare sullattenti: a qualcuno potrebbe scappare anche qualche stampella...
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