Sanità Penalizzati i nefropatici: taglio netto agli alimenti aproteici

È allo sfascio e continua, giorno dopo giorno, a scontentare i cittadini. Il sistema sanitario nel Lazio ha giocato, stavolta, un tiro mancino ai pazienti affetti da insufficienza renale cronica. Penalizzati da un decreto dello scorso 1° dicembre del neocommissario alla Sanità Elio Guzzanti. Che stabilisce la sospensione dell’erogazione gratuita dei prodotti aproteici, forniti dalla Regione in regime di convenzione. Un provvedimento che si abbatte come un fulmine sui pazienti nefropatici, per cui è fondamentale assumere tali alimenti salvavita, in quanto i loro reni non riescono a smaltire adeguatamente le proteine. Ma la Pisana stima con la soppressione del servizio di risparmiare di risparmiare 6 milioni di euro all’anno. Cifra irrisoria se paragonata al buco sanitario che ammonta, invece, a 12 miliardi. E per di più se un mese di dieta aproteica costa alla Regione circa 200 euro a persona, la terapia di dialisi ne costa 2500.
A tutela dei malati, il senatore azzurro Stefano De Lillo, che ha presentato un’interrogazione urgente per il ripristino dell’erogazione gratuita. «La decisione della Regione di tagliare queste risorse vitali per i nefropatici è sconsiderata e non voglio credere a un atto deliberato, ma a una svista. A cui si deve porre subito rimedio». D’accordo il consigliere regionale del Pdl Luigi Celori, presidente della commissione per la Riforma del sistema sanitario: «Migliaia di pazienti con insufficienza renale hanno bisogno di assumere prodotti aproteici per ritardare l’ingresso in dialisi. Colpire i soggetti deboli non apporta alcun beneficio al nostro sistema sanitario, semmai può tradursi in un aggravio di costi». E le cose non vanno meglio per i malati di epilessia.

L’associazione Dossetti rende noto che «in seguito al ritiro da parte dell’Aifo di un farmaco antiepilettico, sono numerose le chiamate di protesta al nostro osservatorio da parte dei familiari dei malati, che lamentano l’inefficacia della terapia con farmaci alternativi».

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