Sanità, pure Scalfari contro la Turco «Basta con la logica delle poltrone»

L’ex direttore di Repubblica: «Il ministro spieghi la rimozione dello scienziato Cognetti»

Massimiliano Scafi

da Roma

Poltrone, divani, seggiole, strapuntini, pouf. Benvenuti nel gran mobilificio Unione, c’è posto per quasi tutti. È questo il supermarket dell’arredo casa dove si trovano sistemazioni comode per i «tecnici di area», per i «candidati sconfitti alle elezioni», persino per chi «fa mostra di aver indossato i colori della maggioranza». Soltanto i competenti, a volte, restano in piedi. È questa «la politica delle poltrone», anzi, «meglio, la politica delle spoglie» che, secondo Eugenio Scalfari, «il centrosinistra non dovrebbe pensare né tantomeno praticare perché è esattamente l’opposto di una concezione democratica dello Stato di diritto».
Invece, sostiene il fondatore di Repubblica, la pratica eccome. Basta vedere come Livia Turco ha sollevato il direttore dell’istituto Regina Elena di Roma, Francesco Cognetti, «scienziato di fama europea», nonostante le tante lettere in suo favore, «a cominciare dal premio Nobel Rita Levi Montalcini, sostituendolo sulla base della politica delle spoglie con un’altra persona, scientificamente accettabile, ricercatrice ma non medico». Decisione che il ministro ha poi accompagnato annunciando una rivoluzione alla Sanità, sollevando un altro vespaio: «I primari - ha detto la Turco in un’intervista - scelgano tra pubblico e privato, basta con il doppio lavoro».
Scrive Scalfari: «Il ministro della Salute e il presidente della Regione dovrebbero quantomeno dare pubblica motivazione di questo provvedimento che suscita profonde perplessità nella pubblica opinione e non giova certo al prestigio del ministro e meno che mai alla persona subentrata nell'incarico». Ma non c’è solo il caso-Turco, Scalfari fa anche altri due esempi. Il primo è il consiglio di amministrazione della Rai, che deve essere rinnovato «non già con il criterio del manuale Cencelli, ma con quello della competenza e dell’indipendenza». Il secondo riguarda le Ferrovie. Padoa-Schioppa voleva mettere alla presidenza Fabiano Fabiani, ma Rutelli si è messo di traverso. E Fabiani ha rinunciato, «escluso perché voleva immettere nelle società controllate amministratori non appartenenti, come dovrebbe essere».
Francesco Storace giudica «grave il silenzio di Prodi» sulla rimozione di Cognetti e annuncia battaglia. «Persino Eugenio Scalfari - dice - ha attaccato Livia Turco. La brutale applicazione dello spoil system alla lotta al tumore trova censure sempre più forti, ma ora al presidente del Consiglio chiediamo di pronunciarsi. Se in democrazia l'opposizione chiede le dimissioni di un ministro, come faremo a settembre, il capo del governo deve intervenire». Altrimenti, «sia la Turco a compiere un gesto di umiltà, rinunciando alla sostituzione di Cognetti, in fondo possono sbagliare tutti».
L’altro giorno il portavoce di An Andrea Ronchi ha incontrato il professor Cognetti consegnagli «le centinaia di lettere di protesta» che sono arrivate al partito di via della Scrofa. «La Turco è un’irresponsabile, non ha a cuore la salute degli italiani - sostiene Ronchi - , pensa soltanto a logiche di lottizzazione». «Non si può contrabbandare la necessità di piazzare i propri adepti - aggiunge il senatore di Forza Italia Antonio Tomassini - con i principi oggettivi della salute dei cittadini». E in questi giorni pure a sinistra il cambio al vertice del Regina Elena sta provocando diversi malumori.

Come quello di Marzo Rizzo, Pdci: «Sarebbe una follia provarsi del professor Cognetti solo perché nominato dal governo Berlusconi». O come quello del governature della Calabria Agazio Loiero: «È uno scienziato capace, mi auguro che il ministro ci ripensi».

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