Sanità, la Regione taglia i posti letto ma non risparmia

Paola Setti

E alla fine finalmente, dopo mesi di duro lavoro e di recriminante attesa, si son visti tutti insieme, assessori e capigruppo e presidenti di commissione e insomma l’intera coalizione di centrosinistra, per il primo, decisivo passo verso la fondamentale e improrogabile razionalizzazione del sistema sanitario. Sono usciti dopo un’ora, con la sensazione di essere rimasti inchiodati alla sedia, con qualcuno che commentava così: «Mentre la gramigna continua a crescere, qui invece di tagliare le radici si potano le foglie già secche». Perché su un disavanzo di 252 milioni di euro per il 2005 e su 324 milioni di buco attesi per il 2006, la giunta di Claudio Burlando dal taglio della metà dei posti letto da cancellare risparmia solo 12 milioni di euro. E perché il presidente aveva annunciato che la strategia si sarebbe compiuta compensando i tagli dei posti letto con la creazione di posti di riabilitazione, ma i numeri dicono che a fronte di 392 posti per acuti in meno ci saranno solo 148 posti per post acuti: 64 su 261 tagliati a Genova, 64 su 111 a ponente, 20 su 20 a levante, con la trasformazione dell’ospedale di Chiavari.
La delibera arriverà oggi in giunta, per poi sbarcare in consiglio regionale. Ieri è stato l’assessore alla Sanità Claudio Montaldo, uno di poche parole e molte grane, a illustrare i fatidici tagli. Ai colleghi di maggioranza ha consegnato una tabella nella quale ha scritto quanto la Regione risparmierà dalla soppressione e riconversione di 392 posti letto: 11.526.000 euro, 7.593.000 dei quali derivano da una minore spesa per il personale e 3.933.000 da minori spese per beni e servizi. L’area sulla quale è previsto il risparmio maggiore è quella genovese, la più dispendiosa. Nella quale verranno tagliati 59 posti letto di chirurgia, 99 di medicina, 20 di urologia, 24 di ortopedia, 21 di neurologia, uno di oculistica, 25 di otorino, 12 di pneumologia. Di questi, i posti trasformati per la riabilitazione saranno solo 56 di medicina e 8 di pneumologia. Con un risparmio di 5.759.000 euro sul personale e di 3.535.000 su costi e servizi, per un totale di 9.294.000 euro. «La cifra totale, 12 milioni, può sembrare poca cosa rispetto al deficit della sanità - ammette il capogruppo della Margherita Claudio Gustavino -, ma si tratta del primo vero risparmio strutturale e ci soddisfa, anche perché queste cose vanno fatte gradualmente».
Sulla gradualità però, ieri il centrosinistra ha assunto posizioni per così dire differenziate. Luigi Patrone di Gente della Liguria per esempio urlava: «Qui bisogna accelerare, se mai. Smettiamola di cercare i colpevoli, Mori, Biasotti o Montaldo, e razionalizziamo sul serio. Io sono figlio di primari, ma non è che per forza un primario debba avere un reparto, magari di pochi letti. Dobbiamo togliere a chi è stato dato ingiustamente, punto e basta. Io voterò questo piano, ma lo considero l’oliva dell’antipasto. Dopo devono arrivare scelte coraggiose e impopolari, e per portarle avanti dobbiamo coinvolgere anche l’opposizione». Apriti cielo. Marco Nesci di Rifondazione comunista è stato netto: «Non taglieremo costi quel che costi, la razionalizzazione deve portare a una maggiore efficienza del sistema sanitario e a una più efficace risposta dell’offerta alla domanda di servizi». C’è poi la questione del personale. Il blocco del turn over significa 500 persone in meno ogni anno, non è escluso che la giunta pensi ad avviare qualche prepensionamento nel futuro prossimo ma ieri l’argomento non è stato toccato. Intanto, gongola Rifondazione, dopo che ha avuto un primo effetto la sua proposta di ridurre i rimborsi per le prestazioni sanitarie, che vanno sotto l’ostico nome di Drg. L’accorpamento di otto Drg ha consentito un risparmio di 10 milioni di euro, segnala Nesci, che annuncia: «Amplieremo la revisione delle tariffe ad altri 40 Drg, speriamo di ricavarne 30-40 milioni di euro. Perché gli ospedali dovendo fare il massimo del profitto come un’azienda, per ottenere i rimborsi maggiori segnano gli interventi più complessi». Non che dopo il ritocco i rimborsi appena effettuati siano nulla: la decompressione del tunnel carpale costa 900 euro, l’intervento sul cristallino 950, il dito a scatto 900 come la circoncisione, l’arteriosclerosi 664 come l’ipertensione, sincope e collasso 846, il diabete 466.
E ieri alle 18 ha preso il via il «tavolo Broglia», e cioè il tentativo del capogruppo dell’Udc di trattare con il centrosinistra sulla sanità.

L’opposizioone, che in aula bocciò la proposta del centrista, ha delegato all’unanimità l’azzurro Matteo Rosso, quale vicepresidente della commissione sanità, ad andare a vedere di che si trattasse. Presenti l’assessore Montaldo, i Ds Moreno Veschi e Nino Miceli, Patrizia Muratore di Idv. L’incontro, dicono, non passerà alla storia per aver dato una svolta alla situazione.

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