Sanità Con la tomoterapia, l’Ist è all’avanguardia in Italia

Sanità Con la tomoterapia, l’Ist è all’avanguardia in Italia

L'appuntamento all'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro (Ist) di Genova è fissato alle undici. Puntuali come un orologio svizzero ci sono il direttore generale Gian Franco Ciappina, il direttore dell'Oncologia Radioterapica Renzo Corvò e Gianni Taccini, direttore della struttura Fisica Medica. Insieme per spiegarmi cosa vuole dire, e soprattutto come è cambiato l'Ist dopo l'acquisizione dell’avanzatissima Tomoterapia Elicoidale, l'apparecchiatura di radioterapia entrata «in servizio» a metà febbraio del 2009, che conta già 250 pazienti trattati, tra cui 25 bambini del Gaslini.
È la più moderna attrezzatura per il trattamento radiante delle patologie tumorali, che la Fondazione Carige ha permesso di acquistare nel 2008 - d'intesa con la Regione Liguria - con un contributo di 1,6 milioni di euro. Dal nome quasi impossibile da pronunciare per i non addetti ai lavori, la Tomoterapia Elicoidale ha completamente rivoluzionato il modo di lavorare, migliorando l'assistenza in radioterapia anche attraverso un originale progetto di ricerca pre-clinica (totalmente finanziato dalla Fondazione Carige), propedeutico all'utilizzo dell'apparecchiatura stessa.
Ed è durante l'incontro, che scopro, che la nuova macchina potrà garantire ai liguri (e non solo) trattamenti e cure di assoluta avanguardia, senza dover emigrare in altre regioni. Perché dalla chiacchierata emerge che Tomoterapia Elicoidale vuol dire: cura sempre più personalizzata dei tumori; maggiore precisione valutata in termini di radiazioni; meno rischi per i tessuti circostanti «risparmiando» così organi sani; minore tossicità; riduzione del numero delle sedute di radioterapia (una media di 18 contro le 33 precedenti) e migliore qualità della vita del paziente. Uno strumento impegnato nel trattamento delle forme oncologiche pediatriche con l'Istituto Gaslini e nella cura delle forme leucemiche di Ematologia e Trapianto del Midollo del San Martino. La soglia di attenzione sale quando afferro - tra non poche difficoltà - che l'apparecchiatura consente di trattare patologie in maniera ottimale, che in altri casi potrebbero non essere trattate, attraverso una ricerca tecnologica, che non sarebbe stata possibile senza l'ausilio dell'apparecchiatura. L'esempio è l'irradiazione totale del midollo, un caso particolare, che con altre tecnologie sarebbe quasi impossibile: «in questo momento siamo gli unici in Italia. Si tratta di un'attività di preparazione del paziente leucemico che deve subire il trapianto del midollo. Stiamo trattando 15 pazienti. Un punto di riferimento per situazioni ad alto rischio» mi spiegano Corvò e Taccini.
È soltanto adesso che comprendo l'entusiasmo e il senso di gratitudine del direttore Ciappina, che non si risparmia nel ringraziare la Fondazione: «La nuova tecnologia è risultata essere il perno centrale di un totale rinnovamento nell'attività clinica ed assistenziale dell'Istituto. Sono molti gli indicatori che segnalano l'importante svolta nell'erogazione delle prestazioni, in termini qualitativi e quantitativi. L'attesa delle sedute più urgenti oscillava un tempo tra i 30 e i 60 giorni, mentre oggi vengono programmate a cinque giorni, e le attese per le «terapie palliative», che prima arrivavano fino a 120 giorni, oggi superano di poco il mese. Anche la mammografia clinica non urgente, che solo a fine 2009 subiva oltre 220 giorni d'attesa e dieci per avere il referto, oggi è contenuta entro i cinquanta giorni, ma in compenso, se serve, è effettuata in contemporanea l'ecografia, e il referto è consegnato immediatamente».
Ed è sempre Ciappina a raccontarmi dello stupore che colse tutti, quando si seppe che la Fondazione Carige aveva accettato di finanziare il progetto: «a luglio del 2008 ho avuto l'ok, ad agosto avevo già fatto tutto. È arrivata la macchina nuova ed è uscita la vecchia dopo 23 anni». Un eccellente risultato assicura Taccini: «parliamo dello stato dell'arte della tecnologia in campo radioterapico, dove la precisione dell'erogazione riduce sensibilmente il rischio di seconde patologie». Mi arrendo davanti al linguaggio dei miei interlocutori, ma continuo a indagare sul perché l'Ist abbia cambiato volto. Nessuna spiegazione tecnica questa volta, ma un semplice giro all'interno dell'Istituto per chiarirmi tutto. Perché «cambiare faccia» significa sì Tomoterapia Elicoidale - ma mi permetto e aggiungo -, significa anche rinnovamento dei reparti; realizzazione di un efficiente Day Hospital, dove il colore caldo dell'arancio «accompagna» i pazienti, e dove i proventi della neonata «Casa di Salute», con le sue nove modernissime stanze dotate di ogni confort, servono a finanziare nuovi piccoli progetti di ricerca. È questa la chiave di lettura che mi spiega il concetto di «ritrovato senso di appartenenza all'Istituto dopo anni di crisi»; concetto assai caro al direttore Ciappina che non smette di investire sulla qualità dei servizi e sulla professionalità del personale.

E a confermarlo è anche il vicepresidente della Fondazione Carige, Pierluigi Vinai: «Abbiamo compreso la grande opportunità di rilancio della qualificazione degli interventi della sanità, ed abbiamo capito quale straordinario miglioramento del servizio reso ai cittadini, poteva rappresentare questa macchina in termini di sviluppo e di crescita futuri dell'Istituto stesso».

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