Santa Rita, si ricomincia da quindici

Santa Rita, si ricomincia da quindici

C’è la signora Maria, capelli grigi e gambe un po’ gonfie, seduta in sala d’attesa mentre aspetta di fare un elettrocardiogramma. Agita il bastone che tiene stretto tra le mani quando ripensa a Brega Massone: «Quello lì... ha rischiato di rovinare il buon nome di questa clinica!». Missione fallita, perché alla fine lei è tornata e ieri mattina non era l’unica in sala d’attesa.
Ore 8.14, ha un «insulto vascolare» il primo paziente del nuovo corso della Santa Rita. Si presenta solo al Pronto Soccorso, quindi viene ricoverato. Coliche addominali, trauma agli arti, «in mattinata sono arrivate circa una decina di persone, un terzo rispetto alla norma - spiega il dottor Luigi Maculotti, primario al Pronto Soccorso - ma come inizio non ci possiamo lamentare».
Si respira un clima da primo giorno di scuola tra i corridoi di via Jommelli, «tutti sono molto entusiasti - continua il medico - finalmente il morale è tornato alto». Di sorrisi così, non se ne vedevano da una quarantina di giorni: «è stata dura - ammette Carmine, che da 17 anni indossa il camice verde in Santa Rita - ma ora siamo soddisfatti». Lui e i suoi colleghi non hanno mai smesso di presentarsi al lavoro, ma di lavoro, a conti fatti, ce n’era solo al primo piano, nel reparto di terapia intensiva. «Noi non abbiamo mai smesso - racconta Gianandrea Bona, facente funzioni di primario - perché di pazienti ne abbiamo sempre avuti». Sei al momento del «patatrac», «poi due sono deceduti e piano piano gli altri sono stati mandati in centri di riabilitazione». Tutti tranne una, «ironia della sorte abbiamo rilasciato l’ultima paziente proprio oggi: è stata trasferita in un centro vicino alla figlia che abita in provincia di Piacenza». Ottantatré anni e un importante problema respiratorio, la signora per diversi giorni ha praticamente avuto l’ospedale tutto per sé. «Peccato che non se ne sia potuta accorgere - precisa Bona abbozzando un sorriso amaro - le sue condizioni non erano molto buone ed è sempre rimasta intubata».
Ieri mattina non è arrivato nessun nuovo paziente in terapia intensiva, «ma tutta l’équipe (formata da dieci medici ndr) è pronta per darsi da fare, a maggior ragione ora ancor più di prima». Nessuna riduzione dei letti infatti quest’estate, «ma questo non ci spaventa per niente, al contrario».
Alle 17 è l’ora di tirare le somme: secondo la direzione sanitaria al Pronto soccorso sono arrivati in tutto 15 pazienti, tre sono stati ricoverati, mentre gli altri dodici sono già tornati a casa. E ancora, sono state erogate 80 prestazioni ambulatoriali convenzionate con il Sistema Sanitario nazionale, tra queste, 30 sono prelievi del sangue.

Il sorriso dei medici si allarga guardando i dati delle prenotazioni ambulatoriali: 677, un inizio niente male.
C’è anche José in sala d’attesa, beve in tutta fretta il caffè della macchinetta: «Caspita è già arrivato il mio turno!».

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