Bologna - Il giorno dopo del «Vaffa day», il giorno dopo il fuoco di fila che si è abbattuto contro il governo dell’Unione, contro Romano Prodi, contro Giuliano Amato e contro di lui, Giulio Santagata, ministro per l’Attuazione del programma, si carica il problema più grosso sulle spalle e sceglie di rispondere a Beppe Grillo. Con ironia, con nettezza, a tratti anche con qualche nota stizzita. Se non altro perché Grillo è calato nella sua regione, nella sua città, lo ha attaccato «in casa».
Ministro, si è beccato un «vaffa» pure lei.
«Ma guardi che a me il “vaffa” non mi tange più di tanto».
Be’, insomma, di fronte a 300mila persone...
«Ma sì, me lo prendo tutto, non lo ritengo davvero un’offesa. Detto da Grillo...».
In che senso?
«So che è la lingua di un comico. Se poi il “vaffa” è una domanda di eticità, sono perfino d’accordo».
Guardi che non era una domanda di eticità. Era proprio un «vaffa», perché lei ha detto che il suo scopo è candidarsi.
«Ah be’, allora non mi tiro indietro. Ho detto che lo farà, probabilmente alle europee».
Scusi e perché?
«Be’, è una previsione. Anche perché, se non si candidasse, sarebbe addirittura peggio. Vorrebbe dire alimentare la rabbia delle persone e poi non dare risposte».
Perché, l’unica risposta è candidarsi?
«Senta, Grillo ha portato in piazza 300mila persone, se non era una passeggiata, è inutile girarci intorno. Sta facendo politica. E allora non dica che non è un politico».
Su di lei ha anche detto che quando ha visto che c’era un Santagata ministro credeva fosse il cantante...
«Ah... Be’, non mi arrabbio, non mi dà nessun fastidio. Se non mi riconoscono per strada è meglio».
Scusi se insisto, ha detto che non si capisce a che c... serva il suo ministero.
«Be’, serve...».
Ha detto che al posto di un ministro per l’Attuazione del programma era meglio metterci una segretaria.
«Be’, sbaglia. Lui fa finta di non vedere. Con tutto il rispetto per le segretarie, io di segretarie che fanno disegni di legge non ne ho mai viste».
Ne dica uno che una segretaria non poteva fare.
«Be’, ad esempio quello sulla riduzione degli sprechi. Dopo di che, non sono appassionato alla poltrona».
Insomma, però non le fa schifo.
«L’ho trovata già fatta, nella scorsa legislatura, e mi ci sono solo seduto. Forse il mio lavoro potrebbe farlo qualche dipartimento, di sicuro serve più lavoro di coordinamento che lavoro nei ministeri».
Ma quanto è arrabbiato con Grillo?
«Guardi, se mi vuole venire a trovare, anche domani, sono ben contento, magari mi dà dei consigli su internet, lui che è così bravo».
Sì, ma magari le spara qualche «vaffa».
«Correrò il rischio... eh, eh, eh».
L’altra volta, quando ha incontrato Prodi, non è andata bene. Grillo ha detto che dormiva.
«Ah no! Questo no!».
Lei c’era?
«Testimone oculare. Gli è stato anche spiegato che Prodi aveva gli occhi chiusi perché è un suo modo di essere».
Gli occhi chiusi per 20 minuti, mentre Grillo gli parlava di energie rinnovabili?
«Noi che lo conosciamo bene lo sappiamo. Quando Prodi chiude gli occhi in quel modo non è addormentato, è un suo modo di seguire i ragionamenti con più attenzione. Grillo dovrebbe essere contento».
E invece, l’ingrato, ha mandato anche a Prodi un «vaffa».
«Senta, ho molta simpatia per il personaggio, ma questo rischio, buttare il bambino con l’acqua sporca, mi preoccupa».
Ha soprannominato Prodi Valium.
«Be’, è una medicina, quindi è una cosa che fa bene».
Non crede alla funzione di pungolo?
«Non credo a questa cosa della democrazia diretta, quella che tramite il magico strumento di internet si sostituisce alla politica. Con tutti i loro difetti, i partiti sono l’unica forma di democrazia possibile».
Ma lei è d’accordo con la piattaforma di Grillo, ad esempio mettere un limite di due legislature per i parlamentari?
«Perfetto! Lo sostengo!».
Ma Grillo dice: se siete d’accordo, dovete fare la legge per cambiare la situazione.
«Scusi, ma a me questo non me lo può dire, io sostengo il referendum per cambiare la legge».
Però, in Parlamento, una legge non l’avete fatta.
«Io una legge l’ho subita, credo che sia agli atti e sia facilmente provabile, nella scorsa legislatura».
Insomma, Grillo le è simpatico, ma non le piace quello che fa.
«Deve stare attento».
Ma che fa, lei lo minaccia?
«Nooooo.... Voglio dire che, lavorando come fa lui sul disagio, è facile raccogliere consensi immediati. Non so se riuscirà a mantenerli. Non so come reagirà la gente, se lui le dice che li ha portati a fare una passeggiata in piazza».
Mica è obbligatorio che si candidi.
«E allora saranno i suoi sostenitori a essere ancora più incazzati e a veder aumentare il loro disagio».
Allora lei lo invita, ma lo sfida anche.
«Io dico che con quello che sta facendo prima o poi alla candidatura ci arriverà. Può mandarmi tutti i “vaffa” che vuole, vediamo se mi sbaglio».
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