Rai, tanto rumore per nulla? Più che una farsa, sarebbe una mezza tragedia se dopo il can can di queste settimane, la faccenda di Michele Santoro e di Fabio Fazio si risolvesse in un dietrofront. Trattandosi della Rai, di questa Rai così chiacchierata anche a causa delle intercettazioni della P4, abbiamo imparato che non val la pena prendere le cose troppo sul serio. E dunque conviene parlare di commedia, anzi di tragicommedia. Soprattutto per il neo direttore generale. Per Lorenza Lei, infatti, sarebbe davvero un bello smacco se, alla fine, gli odiati big left oriented del servizio pubblico radiotelevisivo italiano restassero tutti lì, acquattati sulle sottane di Mamma Rai. Man mano che passano i giorni e ci si avvicina al prossimo Cda, l’ipotesi di un colossale contrordine compagni, di un fermi tutti abbiamo scherzato, appare sempre meno peregrina. L’inerzia tende a riportare tutto allo status ante. Cavilli procedurali e regolamenti interni dell’azienda pubblica. Ma anche un certo attaccamento alla Rai dei conduttori che ci lavorano da decenni. E l’accusa, non tanto velata, al nuovo dg di smantellare le travi portanti dell’edificio della Tv pubblica. Perché, in un certo senso, è come se in un gigantesco tiro alla fune, con il neo dg ci fosse un partito che vuol spingere i campioni dell’audience fuori da Viale Mazzini. Mentre un’altra parte li vuol trattenere.
I consiglieri d’amministrazione, per esempio, hanno tutte le intenzioni di giocare la rivincita, facendo pagare il conto alla signora per il mancato coinvolgimento nelle operazioni che hanno favorito l’uscita dei big. Per esser chiari: i consiglieri di minoranza contestano sia il merito - l’accordo consensuale con Santoro e la deroga a Fazio per condurre Vieni via con me su La7 con Saviano - che il metodo delle decisioni (la mancata collegialità). I consiglieri di maggioranza, invece, probabilmente non hanno gradito solo il metodo.
Tutto insieme, il Cda ha chiesto un parere all’ufficio legale sull’accordo che ha portato alla risoluzione del rapporto tra la Rai e il conduttore di Annozero. Singolarmente, invece, i vari consiglieri mandano segnali chiari. Rizzo Nervo, del Pd, ha ribadito che «la vicenda non è affatto chiusa». Fino al 31 luglio, Santoro è in forza alla Rai. Tanto più, si è appreso, che sta lavorando ad un’inchiesta che intende «mandare in onda nelle prossime settimane». Rodolfo De Laurentiis, Udc, invece ha proposto di ridiscutere la possibilità che Michelone continui a collaborare, se a un euro a puntata o con un altro cachet si vedrà. Possibilista, anche Antonio Verro (Pdl) ha suggerito che, in caso di riapertura della trattativa, la Rai si tuteli prevedendo nel contratto una «clausola di non concorrenza». La stessa clausola qualcuno vorrebbe far valere per Fazio: il suo sarebbe il primo caso di una star della Tv pubblica che lavora per una televisione concorrente. Anche di questo si discuterà nel famoso consiglio. Tanto più che per il contratto di Fazio (5 milioni e 550mila euro in tre anni) serve l’approvazione del Cda, come per ogni delibera superiore a 2,5 milioni.
Alla vicenda di Fazio e di Santoro si aggiunge infine quella, assai complicata, di Milena Gabanelli, alla quale non si vuol garantire la tutela legale. La Lei osserva che necessita una decisione condivisa perché la questione riguarda tutti i giornalisti Rai. Però è proprio sul caso della conduttrice di Report che la contraddizione è esplosa.
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