Santoro, Travaglio e Guzzanti contro il Cavaliere

Annozero, il giornalista chiama rinforzi. L’attrice torna in Rai dopo cinque anni vestita da premier-dittatore romano. La maggioranza silenziosa finisce nel mirino del conduttore che ridicolizza numeri e partecipazioni

Santoro, Travaglio e Guzzanti contro il Cavaliere

Milano - Mancava dal video da cinque anni, e si vedono tutti. Non bisogna infierire sulla Sabina Guzzanti riapparsa ieri sera ad Annozero, ospite di Michele Santoro, valletta di Marco Travaglio, spenta e priva di inventiva. Il gran ritorno dell'imitatrice di Silvio Berlusconi è stato un flop, tra le scarse risate stiracchiate del pubblico e pochi applausi a comando. Interventi registrati e pure trasmessi male, con il terzo video anticipato per la disperazione del povero conduttore che ripeteva esterrefatto: «È sbagliato, non è questo, ma è il prossimo, mandate quello giusto che parla della scuola...». Questa scena è stata la vera comica della serata, con la Guzzanti in differita che tentava invano di ironizzare sulle parole di Berlusconi e Santoro in diretta che cercava invano di coprire quelle di lei.

La sinistra non sa più fare satira? La Guzzanti di sicuro. Sette anni-luce la separano dai clip dell'«Ottavo nano». Ieri sera la sua creatività ha partorito un'imitazione di Berlusconi seduto alla scrivania in doppiopetto «total black» con gli accessori di un imperatore romano, la corona d'alloro in testa, il peplo dorato sulle spalle e la cetra come Nerone per strimpellare un motivetto simil-Apicella. È piombata in trasmissione con un artificio stravecchio stile, una finta interferenza: «Non voglio far sembrare gli studenti violenti, ci tengo a sembrare io quello violento. Sono io che mando la polizia, quando dico una cosa è quella. Visto che sono la modestia fatta persona, quando ho detto Milan l'ho fatto, quando ho detto governo sono stato, quando ho fatto un giornale l'hanno chiamato Il Giornale».

Unico guizzo guzzantiano, quando ha fatto dire al Cavaliere che odia i politici, compresi gli alleati: «Dio li fa e io me li accollo». Tre inserti per dire che «l'opposizione ha il diritto di scendere in piazza e si prende il merito di una piazza che ho riempito anch'io, ma noi abbiamo il diritto di non avere l'opposizione». Non rideva nemmeno Santoro, costretto a improvvisare con Sandro Ruotolo un siparietto triste: «Ma ti è piaciuto il collegamento?». «Moltissimo». «Sei sicuro?». «Qui a Pisa si sbellicavano dalle risa in 700». «Perché se non ti è piaciuto non gliela ridiamo la linea ad Arcore». «Ma devo prendermi io questa responsabilità?». «Allora dopo la pubblicità ci colleghiamo di nuovo». Il conduttore poi cercava di ridicolarizzare la «maggioranza silenziosa», mettendone in discussione i numeri.

Ma se la Guzzanti ha perso il filo della satira, Santoro ha perso quello della piazza. Ieri sera parlava di scuola, l'Italia è percorsa dalle manifestazioni, le piazze sono agitate, e lui ha condotto un dibattito privo di verve, con due rappresentanti dei collettivi contro due studenti del centrodestra condannati al ruolo di San Sebastiano trafitto dalle frecce (ma si sono difesi con onore), un pubblico a senso unico, l'economista Tito Boeri e il deputato democratico Ignazio Marino a costruire questa tesi: aumentano i tagli, aumentano i precari, aumenta la povertà, ergo il governo Berlusconi è l'affamatore dell'Italia. Gli scontri di piazza Navona, ovviamente, sono «un episodio circoscritto», che induce Santoro a non condividere l'allarmismo.

Tra un comizietto di frasi fatte dei rappresentanti delle piazze che proclamano di «non avere connotazioni politiche» e le due brevissime apparizioni di Margherita Granbassi, si è parlato anche dei baroni universitari, dell'età dei docenti, di «quel malcostume che è il nepotismo», e anche Boeri ha dovuto ammettere la contraddizione di chi scende in corteo per difendere la situazione. Saltano anche fuori i tagli di Prodi e l'immobilismo dell’ex ministro Mussi.

Parlano i precari con figli, le studentesse figlie di metalmeccanici che implorano «toglietemi tutto ma non il sogno della laurea», gli scatenati che urlano «salvano le banche dei privati e tagliano i soldi

per la ricerca». Intanto la Guzzanti rimette il disco di Berlusconi che nega quel che ha detto e dice: «Santoro si contenga, si vergogni di fare un uso criminoso del servizio pubblico attribuendomi cose che non ho detto».

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