Il menage da separati in casa tra luniversità La Sapienza e il Policlinico Umberto I si ripropone senza sosta a ogni scadenza di bilancio. La disputa non può che riguardare i rapporti finanziari che continuano a intercorrere tra i due soggetti e che riguardano comunque la ripartizione delle spese per la gestione dei beni accomunabili: da un lato lassistenza e dallaltro didattica e ricerca.
Questa volta però la vicenda si sta facendo un po più delicata del solito visto che la Sapienza, con un vero e proprio stratagemma, sta cercando di «scaricare» il personale universitario che presta servizio allUmberto I. Dove? Alle dipendenze del servizio sanitario regionale nulla di più o, di male in peggio, al ministero della Salute. Luniversità capitolina sostiene, infatti, di non voler più retribuire «di tasca propria» quegli amministrativi, quei tecnici di laboratorio e quei portantini di cui non usufruisce ma che vengono, invece, utilizzati dallazienda ospedaliera.
Stiamo parlando di 2.157 persone per le quali limpegno di spesa di retribuzione è di circa 65 milioni di euro. Peccato però che quel personale viene retribuito con la porzione del Fondo di finanziamento ordinario che il ministero dellUniversità versa nelle casse dellateneo ogni anno senza nulla togliere alla Sapienza. Vale a dire che gli stipendi di costoro li paga qualcun altro: la Sapienza farebbe solo da tramite a versare mese dopo mese le provvidenze di rito. Inoltre allo stipendio base viene aggiunta una cifra ulteriore (indennità ex De Maria), proprio per il servizio svolto in ospedale dalla Regione e versata tramite indennità extra dal Policlinico. Ma pure se le cose stanno così, e i provvedimenti che si sono intervallati nel corso degli anni lo confermano, il rettore dellateneo Renato Guarini sè comunque riservato di scrivere alla Regione Lazio per essere rimborsato della spesa impegnata annualmente. I 65 milioni di euro appunto.
La Regione però non risponde, anzi, sembrerebbe che tra Università e giunta Marrazzo non scorra troppo buon sangue. Tuttaltro. Qualche giorno fa per esempio i vertici della Sapienza non hanno presenziato alla posa della prima pietra per la ristrutturazione delle gallerie ipogee del Policlinico. Una coincidenza? Non tanto visto che il prorettore e preside di Medicina Luigi Frati si è lasciato scappare «che la ristrutturazione dellUmberto I sarà da considerarsi tale solo quando nei vari reparti si realizzeranno camere a due letti con bagno interno». Già, chissà quando.
Dello stesso avviso anche Cesare Cursi (An-Pdl), vicepresidente della commissione Sanità del Senato, che si augura la tempestività nel procedere alla ristrutturazione del Policlinico. Quanto al personale universitario, per il senatore, «ancora una volta luniversità sta tentando di fare il gioco delle tre carte nascondendo la verità di una gestione confusa e senza risultati concreti. Tantè vero che i soldi per il personale arrivano ogni anno dalla Finanziaria.
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