«Sarà un Dpef choc ma tutto per lo sviluppo»

Il premier: il documento in linea con il piano nazionale per l’innovazione

Gian Battista Bozzo

da Roma

Il Documento di programmazione economica e finanziaria sarà approvato qualche giorno dopo il termine del 30 giugno, ma prima del Consiglio Ecofin che si pronuncerà sulla procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia. L’annuncia Domenico Siniscalco, ricordando che prima di varare il Dpef «bisogna conoscere a fondo i dati dell’autotassazione, e coordinarsi con la commissione e il consiglio Ecofin sul sentiero di rientro dal deficit». Il prossimo documento di programmazione sarà «tutto teso allo sviluppo, in sintonia con il piano nazionale per l’innovazione e la piena occupazione», dicono a una voce il ministro dell’Economia e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al termine di un incontro di governo dedicato all’Agenda di Lisbona.
La crescita economica è l’obiettivo numero uno, e il governo sceglierà le priorità proprio alla luce della strategia di Lisbona. Il Dpef «sarà fatto in una logica di choc per la crescita, ma senza contenere alcuna stretta sui conti», assicura il ministro dell’Economia, che ricorda anche il buon successo della legge Biagi: il tasso di disoccupazione al 7,9% «significa che le leggi fatte bene funzionano», osserva. Entro l’estate sarà varato anche il secondo pilastro pensionistico, con la previdenza integrativa.
Il Dpef sarà dunque concordato con l’Europa. Da quest’anno infatti, dice ancora Siniscalco, il documento «è anche il nostro programma di stabilità, così che sarà molto più breve e focalizzato», tanto che il ministro s’impegna a pagare un euro di «penale» per ogni pagina oltre un massimo di venti. Il varo del Dpef - documento di indirizzo, privo di misure concrete che vengono prese con la legge finanziaria - giungerà prima dell’11 e 12 luglio, date in cui si riuniranno Eurogruppo ed Ecofin per esaminare la proposta di procedura per deficit eccessivo presentata dalla commissione.
In queste ore, i contatti fra via XX Settembre, sede del nostro ministero dell’Economia, e gli uffici del commissario europeo Almunia si stanno intensificando. L’obiettivo è quello di trovare una soluzione condivisa per il piano di rientro (due - tre anni) dall’extra-deficit italiano. Siniscalco e Almunia sanno che il «caso Italia» rappresenta la prova del nove per il nuovo Patto di stabilità; ma sanno anche che la presidenza di turno britannica non difenderà a oltranza l’ortodossia delle regole Ue. Dunque, si lavora per un onorevole accordo.
I contenuti del Dpef saranno, in estrema sintesi, quelli annunciati dal ministro dell’Economia nel suo intervento all’assemblea della Confcommercio: semplificazione, meno sussidi e più libertà d’impresa; politica fiscale con meno evasione e meno sommerso, ma anche meso spesa a livello periferico per poter ridurre ancora le aliquote; maggiori investimenti, subito, per la crescita; più qualità nella finanza pubblica, e quindi meno una tantum e maggiore solidità del bilancio; misure per garantire il potere d’acquisto dei cittadini.
Nella riunione di Palazzo Chigi è stato deciso di affidare al ministro delle Politiche comunitarie Giorgio La Malfa la supervisione di un piano nazionale per raggiungere gli obiettivi ci crescita e occupazione fissati dall’agenda di Lisbona.

In questo lavoro sarà affiancato dall’economista Paolo Savona. «Avvieremo un confronto con le parti sociali - annuncia La Malfa -, l’imperativo resta quello di far ripartire la crescita in un momento di svolta per tutta l’Europa».

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