Sarà la sinistra a mandare a casa Prodi

Gentile Granzotto, lei un giorno sì e uno no scrive che il governo Prodi ha le settimane contate, che non arriverà a Natale, che non mangeranno il panettone a Palazzo Chigi. Io leggo avidamente, cerco di convincermi, ma non riesco a togliermi dalla testa la convinzione che, malgrado la maggioranza inesistente al Senato, l'Unione si attaccherà con le unghie e con i denti alle numerose poltrone, nella consapevolezza che, in caso di caduta e di nuove elezioni, di governi di centrosinistra non se ne parlerà per un bel pezzo. Lei come fa ad essere così ottimista?


Caro Granzotto, mio figlio Giuseppe continua a dirmi che non riesce a trovare una persona che dichiari di aver votato Prodi. E voi?
Giorgio Creti (e mail)

È evidente, caro Beltrani, che se dipendesse da loro, se dipendesse da Prodi, dallo Schioppa, dal Gobbo, dal Ricky, dalla Turco (la Turco!), dalla Pollastrini, dall'Intini (buono, quello), dal Visco, dal Budin, dal Parisi e dal Mongiello, dal Pecoraro e dal Casillo, dal Patta e dal Calò - sono talmente tanti che se mandati a casa l'indice di disoccupazione s'alzerebbe di un punto almeno - se dipendesse da loro, dicevo, non schioderebbero nemmeno a cannonate. Ma non dipende da loro. E non dipende nemmeno da noi, opposizione di destra. Il benservito glielo dà l'altra risicata metà del popolo sovrano o meglio, glielo sta rifilando la beneamata società civile progressista, equa, solidale, compatibile e sostenibile. Tanto per fare un nome, così accontento anche lei, caro Creti: Curzio Maltese che come ognun sa della società civile è campione e della sinistra progressista un fuoriclasse. «Chi scrive - ha precisato in calce ad un energico j'accuse - non è prodiano e non ha mai votato per il partito di Prodi». Ullallà! Neanche lui! E allora, chi mai lo votò testa quedra? Ma non fu plebiscitato al tempo delle primarie, roba che nemmeno Ceausescu? Brutto segno prendere le distanze da colui che fu Duce osannato: segno che il 25 luglio bussa alle porte, toc toc.
Secondo Maltese, che non le manda certo a dire, Prodi è tre volte politicamente pirlaccione. Primo perché ha voluto lo Schioppa, ovvero il peggior ministro d'Europa, alla testa del dicastero dell'Economia (ma non era Visco?). Secondo perché «ha balbettato un po' troppo sull'affare Telecom». Terzo perché «non ha spiegato bene agli italiani la Finanziaria». Anche se quest'ultima accusa è ingenerosa - quando parlano le cifre, le chiacchiere stanno a zero - l'affondo di Maltese suona come una campana a morto per il povero Prodi. In teoria, per la festa di Sant'Ambroeus o, in versione laica, per la prima della Scala, testa quedra dovrebbe già aver convocato la Gondrand. Ma c'è un ma. Per liquidare Prodi i maramaldi hanno bisogno di Berlusconi: non possono fare tutto da soli, troppo sporca. E non è che il Cavaliere non abbia piacere a collaborare, ma, caro Beltrami, come si dice? Accà nisciuno è fesso. Nel senso che poco conviene togliere dalle mani di testa quedra la patata bollente della più sgangherata e vendicativa Finanziaria di tutti i tempi per poi doverla, rovente com'è, maneggiarla.

Per cui, a naso, Berlusconi aspetterà che le mani di Prodi siano piagate da ustioni di sesto grado, poi, nel silenzio assenso dei maramaldi gli consentirà di tornarsene, da privato cittadino, nel seno della sua pittoresca e cospicua famiglia. Prima di Natale? Dopo Natale? Dipende per quanto tempo sarà disposto a farsi massacrare, fare a pezzi, dai suoi alleati. Comunque sia, questione di settimane.
Paolo Granzotto

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