L’epilogo del giallo di Sara non lascia più spazio alle parole, anche
perché non ne esistono di veramente adeguate. Ma un giorno, quando
l’orrore concederà un po’ di respiro, si riuscirà forse a inquadrare meglio tutta questa storia di estrema provincia, che oltre all’epilogo insostenibile ha rivelato molti altri dettagli niente affatto normali.
Parlo ovviamente del tessuto sociale e dell’ambiente familiare in cui questa storia è maturata. Gli zoom delle televisioni e gli approfondimenti dei giornali hanno portato alla luce le abitudini di tutto un paese e di un intero gruppo domestico. Mamme, zie, cugine, amiche, tutte in prima fila nel grande dramma che andava in scena. Ma mi chiedo: gli uomini, i famosi capifamiglia, o comunque le figure padrone delle dinamiche e degli equilibri sociali di questo nostro Mezzogiorno tradizionale, dove sono gli uomini? L’unico che ad un certo punto compare, nel ruolo che è inutile definire, è lo zio bestia. Tutti gli altri, assenti. Citati per caso, sullo sfondo, lontanissimi.
Infine, ecco irromperne uno a epilogo consumato. E’ il fratello di Sara, Claudio. Lavora al Nord, e questo tutti l’abbiamo appreso. Ma la notizia vera è che per tutti i quaranta giorni del rapimento non è tornato a casa. Possibile? Comprensibile? Spiegabile?
E’ normale pensare che proprio stando lontani il dolore per la sparizione di una sorellina possa addirittura ingigantirsi. E’ normale credere che nel momento in cui un ragazzo lontano dalla famiglia apprende una simile notizia, questo stesso ragazzo lasci cadere qualunque arnese abbia in mano e si precipiti a casa, accanto alla mamma angosciata.
Niente di tutto questo, per Claudio. Raccontano in paese che Claudio non sia mai tornato. E cosa dire: sicuramente ha seguito il caso con apprensione dalla nuova residenza. Ma alla fine della storia, alla notizia del ritrovamento di Sara e di tutto quanto il resto, chiunque si aspetterebbe di vederlo correre a casa. Almeno adesso. Invece neppure stavolta il ragazzo prende la strada di casa. Il pomeriggio successivo alla notizia, trova la forza di lasciare il domicilio al Nord, ma non per correre in famiglia. Ce lo ritroviamo seduto sullo sgabello nella trasmissione di Sposini, in televisione, al centro della scena. Come un guest-star di “Amici”, come un toccante cammeo di “C’è posta per te”. Mai reality è risultato più reale di questo clamoroso momento televisivo.
Se ancora avessimo un senso vigile sul nostro tempo e sulla nostra umanità, sarebbe il caso di aprire una discussione, o di avviare anche solo una seria riflessione. Potremmo chiederci come sia possibile che Claudio avverta più forte la necessità di arrivare in televisione che a casa propria, in un momento simile. Non è il risvolto più importante di questa tragedia, ma è importante. Quanto meno, segnala la nuova scala di valori che molti ragazzi si sono dati. Ben oltre la fervida immaginazione di qualunque sceneggiatore: dalla vita di tutti i giorni emerge una realtà che la supera ampiamente. E’ Claudio , il Grande Fratello.
Quel teorico della Rupe Tarpea
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