Sarabanda infernale di tre borghesi che recitano la vita

Al Teatro di Roma Piero Maccarinelli porta in scena «Ritter Dene Voss», l’opera semiseria che fu ultimo sussulto comico di Thomas Bernhard

L'austriaco Thomas Bernhard che per tutta la vita teorizzò il suicidio (ma alla fine morì di cancro dopo essersi distrutto solo a parole) fu perseguitato da un'eterna ossessione. Quella di portare in scena gli attori che amava costringendoli a interpretare, al posto di un personaggio di fantasia, il proprio ego da sempre inaccessibile al pubblico. A questo fine, dopo aver ingiunto al grande Bernard Minetti, di rappresentare se stesso nella pièce che porta il suo nome, congegnò in un delirio fantastico questo mirabile Ritter Dene Voss. Ossia la commedia dove i tre attori, il cui cognome dà il titolo al testo, calati in un mortuario salotto altoborghese si mutano in tre fratelli che, al di là del quotidiano escluso dalla claustrazione, giocano una partita d'azzardo senza vinti né vincitori. Assodato questo principio, l'autore ne verifica pregi e difetti come se si trovasse di fronte a tre bambole di Norimberga caricate a molla per essere diabolicamente messe a confronto.
Ne esce una sarabanda infernale simile alle farse dove volano le torte in faccia. Con l'avvertenza che qui, al posto della panna, ci si schiaffeggia con le parole in un turbine di esilaranti qui pro quo che somiglia a una Cavalcata delle walkirie invertita di segno. Perché, tra le mani di Bernhard, cosa diventano queste pedine smarrite sul palco? Le due sorelle sono rimaste ancorate alla loro professione di attrici (anche se, in scena, recitano ben poco). Mentre il fratello, Wittgenstein in sedicesimo reduce da una clinica psichiatrica, si diverte come un domatore da circo ad aizzarle una contro l'altra nel deserto di un'elegante dimora viennese che, carica com'è di orpelli del passato, somiglia alla tomba in cui si suppone l'eccentrico terzetto finirà per cadere, sopraffatto dalla reciproca impotenza.
Piero Maccarinelli, alle prese con un divertissement farcito di impagabile ironia, ha diretto con sorprendente levità la messinscena di questa boutade semiseria come un'opera buffa del Settecento. Splendidamente interpretata da tre assi della manica della nuova generazione.

Dove il sarcastico Massimo Popolizio si dibatte nelle panie di un'ape-regina traboccante di sensualità come Manuela Mandracchia al soldo di un gran cerimoniere scatenato ed effervescente come Maria Paiato.

RITTER DENE VOSS - di Thomas Bernhard Teatro di Roma. Regia di Piero Maccarinelli, con Maria Paiato, Massimo Popolizio e Manuela Mandracchia. Prato, Teatro Metastasio, fino a domenica.

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