Sarah, lo zio assassino forse protegge qualcuno Il gip: aveva dei complici

Si indaga ancora nella sfera familiare dell’omicida, Misseri avrebbe fornito versioni contraddittorie sulle fasi del delitto. Ascoltato ieri in procura il fratello della vittima

Sarah, lo zio assassino  
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Il gip: aveva dei complici

Taranto - Non tornano gli orari, non torna la ricostruzione di quel tragico pomeriggio e di quel che è accaduto subito dopo e nei giorni successivi. E poi ancora: non convince la confessione dell’assassino, affiorano dubbi sul diluvio di dichiarazioni che per 42 giorni si sono rincorse ad Avetrana, spuntano perplessità su alcune conversazioni intercettate dai carabinieri. Ecco perché l’inchiesta sulla tragica fine di Sara Scazzi è tutt’altro che conclusa. Ne è convinto anche l’avvocato dello zio della quindicenne: il legale, Daniele Galoppa, annuncia infatti indagini difensive con un duplice obiettivo: «mettere in ordine i tasselli» degli accertamenti finora compiuti e «capire se vi sono altri filoni».

Nella richiesta di perizia psichiatrica l’avvocato sostiene senza mezzi termini che lo zio di Sara ha fornito tre «versioni contraddittorie, assolutamente illogiche e poco credibili».
Nell’istanza presentata all’ufficio del giudice per le indagini preliminari, il legale analizza quindi le contraddizioni emerse dalle parole di Misseri, il quale inizialmente ha riferito di aver avuto un rapporto assolutamente normale con la nipote mentre successivamente ha ammesso di averla molestata pochi giorni prima dell’omicidio. «Il tutto – spiega il legale – tra l’altro condito con molti “non so”». Il concetto è stato ribadito ieri mattina, dinanzi al palazzo di giustizia: «Michele Misseri non ha detto la verità complessivamente», dichiara Galoppa. L’avvocato, a proposito dell’eventuale coinvolgimento di altre persone, dichiara: «Lo pensano gli investigatori, lo stesso gip a voce alta gli ha intimato: “fai gli altri nomi”».

Lo zio di Sara è già stato visitato dallo psichiatra del carcere di Taranto, Giovanni Primiani, che nelle sue conclusioni sottolinea come sussista il rischio di «un gesto drammatico di autolesionismo compensatorio» ma scrive che «non sono emersi durante il colloquio disturbi del pensiero, della coscienza, dell’intelligenza, della memoria, ma calo di affettività». Nella relazione, inoltre, viene spiegato che «il colloquio assume una prima fase eccessivamente strutturata con presumibile intenzione liberatoria» e si precisa che «è stata sufficiente una sola domanda tecnica per permettere un’apertura non solo al dialogo ma alla memoria e alla ricostruzione degli antefatti».

Misseri è rinchiuso in una cella d’isolamento del carcere di Taranto. Il direttore del penitenziario, Luciano Mellone, spiega che ha contatti solo con il suo avvocato, non può leggere i giornali o guardare la televisione.

Intanto, la procura avvia una nuova raffica di interrogatori. Ieri alle 10,30 è comparso in procura Claudio Scazzi, il fratello della quindicenne, il quale dopo il ritrovamento del corpo aveva riferito che la sorella aveva già subito molestie dallo zio assassino e ne aveva parlato proprio con la cugina Sabrina il giorno prima dell’omicidio. E proprio su questo punto hanno insistito gli inquirenti, ma Claudio ha spiegato di aver solo riferito quanto sentito dire. Il fratello di Sara è entrato in procura alle 10,30 ed è uscito due ore dopo; era accompagnato dal padre, Giacomo. Questa mattina saranno invece ascoltati gli amici di Sara e altri familiari.

Insomma l’impressione è che gli investigatori stiano puntando i riflettori sulle zone d’ombra emerse già nelle prime fase dell’inchiesta: lati oscuri che non sono stati spazzati via nonostante la svolta e l’arresto di Michele Misseri.

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