Sardegna, Soru sconfitto Bocciata la tassa sul lusso

La Consulta dichiara illegittima la norma che ha introdotto le imposte sulle case di vacanza chi non risiede in Sardegna. A capo della "rivolta" anti-balzello c’era Briatore. Commenta

Sardegna, Soru sconfitto 
Bocciata la tassa sul lusso

Milano - Brutta batosta per il governatore sardo Renato Soru, e ottima notizia per chi possiede una seconda casa in Sardegna. La Corte costituzionale ha dichiarato illegittime le tasse sul lusso previste da due leggi finanziarie regionali. Le imposte avevano sollevato enormi polemiche contro l'imprenditore delle telecomunicazioni passato alla politica con i Ds e contestato dalla sua stessa maggioranza, tant'è vero che era stato il governo Prodi - l'estate scorsa - a sollevare la questione di legittimità davanti alla Consulta dopo l'ondata di malcontento di albergatori, imprenditori, proprietari e anche emigrati. «Tasse odiose e incostituzionali», aveva protestato subito il centrodestra.

Il fondatore di Tiscali ne aveva fatto il proprio cavallo di battaglia, il simbolo della sua azione amministrativa in Sardegna. Per introdurre le tasse sul lusso (cioè su seconde case, aerei, barche, e una nuova tassa di soggiorno) aveva combattuto e sfidato nemici ma anche amici; le ha infilate nelle finanziarie regionali del 2006 e 2007, imponendone l'approvazione agli alleati recalcitranti. Assieme a un altro clamoroso provvedimento, ovvero il piano paesaggistico che introduceva tra l'altro il divieto di costruire in una fascia di due chilometri dalle coste, questo pacchetto di misure doveva costituire il segnale della svolta in una regione che altrimenti sarebbe stata ricoperta dal cemento. Almeno questa era l'apocalittica visione di Soru, che si è sempre rifiutato di chiamarle tasse bensì «contributi versati da chi usufruisce delle bellezze naturali della Sardegna e le consuma».

Ma le disposizioni regionali stanno cadendo una dopo l'altra. Prima è stato il Tar a bocciare parti importanti del piano paesaggistico, svuotandolo. E ieri è arrivata la sentenza della Corte costituzionale. La bocciatura riguarda le imposte regionali per chi possiede una seconda casa a uso turistico senza risiedere nell'isola e quelle che gravano sulle eventuali plusvalenze realizzate nella vendita di queste case. Ne sono interessate circa 300mila persone, compresi gli emigrati sardi. L'imposta variava da un minimo di 9 euro al metro quadrato a un massimo di 16 euro per le superfici più grandi; sugli alloggi a meno di 300 metri dal mare gravava un ulteriore inasprimento del 20 per cento.

Sulle altre tasse che avevano fatto intervenire il governo, la Corte costituzionale ha preso posizioni differenti. Legittima l'imposta di soggiorno che i comuni possono scegliere di applicare da quest'estate: colpirà da giugno a settembre i vacanzieri ospiti di case, alberghi, residence o bed and breakfast (1 o 2 euro al giorno a persona). Legittime anche le tasse regionali sulle barche sopra i 14 metri che attraccano nei porti dell'isola e sugli aerei che compiono scali turistici: le imbarcazioni devono pagare un'imposta annuale (da 1000 euro fino a 16 metri per arrivare a 15mila per i panfili di oltre 60 metri), mentre i velivoli versano a ogni scalo somme variabili in base al numero di passeggeri.

Ci sono però eccezioni: per «l'ipotesi di scalo effettuato da unità da diporto esercite a fine di lucro» e «da aeromobili che svolgono operazioni di aviazione generale di affari» (in pratica gli aerotaxi o gli apparecchi privati di gente che si sposta per lavoro), il giudizio è stato sospeso e tutta la faccenda è

stata rinviata alla Corte di giustizia europea. È la prima volta che la Consulta dispone questo «rinvio pregiudiziale» alla Corte di Lussemburgo, che valuterà «la compatibilità dell'imposta con le norme del Trattato Ue».

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